The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

05.06.04

Gli sbalzi d'umore dell'Elfo

“E sia, Fëaringel. Lo vuoi morto? Lo vuoi davvero vedere morto stanotte? Anzi, adesso? Ci sto, ma si fa a modo mio!”.
L’elfo, al culmine della rabbia, esitò. Narbeleth, notò Hierax dietro di lui, era ancora nel fodero. La mano sinistra, bianca e tendinosa di Fëaringel era aperta, contratta, pronta, ma ancora lontana dall’elsa.
Moran era riuscito a conquistarsi un attimo di attenzione da parte dell’amico elfo. L’orco, legato come un salame alla quercia, era impietrito dal terrore.
“Morto? Che vuol dire morto? Io ho parlato, vi ho detto quello che sapevo sull’assalto, avete promesso, non potete uccidermi così”. Ringhiava le parole in lingua Comune; erano delle suppliche, si, ma con la voce di un orco sembravano sempre e comunque minacciose e terribili a udirsi.
“Silenzio, orco”, lo interruppe Moran. “Non desidero vederti tornare sano a casa più di quanto vorrei vedere Darokin in fiamme, ma in un momento di necessità ho stretto un accordo con te, e lo rispetterò”.
“No, nessuno accordo! Io, Fëaringel, non ho stretto nessun accordo! Un elfo non lascerà MAI andare vivo un orco, specie uno che lo ha attaccato per primo! Io non ho dato nessuna parola!”.
“Io sì, Fëaringel, e non ti lascerò accoppare questa creatura quando è legata e disarmata”, disse Moran.

Cavalleresco fino all’eccesso, persino con gli orchi.
Icegreen mugugnava di lato al gruppo, attirato più dalla pista lasciata dagli zoccoli dei cavalli dei banditi, che dalla scenetta che si stava svolgendo davanti a lui.

Moran si accostò all’orco, raccolse la sua ascia, la usò per troncare la corda che lo legava e la gettò ai suoi piedi.
“Raccoglila!” ordinò. L’orco ci mise un attimo a vincere lo smarrimento. Era troppo stordito dai calci di Hierax e dall’assurdità della situazione, ma si convinse che con un’arma in mano avrebbe ragionato meglio.
“Se vinci, te ne puoi andare”, disse Moran. Geburah ancora riposava nel fodero, in ombra dietro il fianco del ladro. Sembrava quasi un grosso cane, obbediente al guinzaglio dietro il padrone, pronto ad avventarsi alla gola di chiunque con un solo balzo.
“Che cosa? Devi essere impazzito, Moran. Di certo hai preso una botta in testa!”. Fëaringel stava diventando palesemente isterico.

Hierax, finalmente, si mosse.

“Non ci sto, rifiuto questo accordo”, gridò Fëaringel. “Un elfo non scenderà a patti con un orco, questo è sicuro. Quest’orco muore adesso, senza accordi, e lo ammazzo io!”. L’elfo era ormai pronto alla lotta. L’orco non sapeva più che fare, ma la presenza immobile di Hierax dietro l’elfo ed il ricordo di quel turbine di calci lo dissuase dal fuggire.
“Ti prego, Fëaringel. Un favore ad un amico. Sai che quest’orco non può battermi con la spada”. Insistette Moran. Lo chiese con gentilezza, ma con fermezza. L’elfo percepì, in qualche remoto angolo della sua coscienza, l’importanza di acconsentire, e sembrò placarsi. Tutti tirarono un sospiro di sollievo. Persino l’orco che, vedendo in Moran il meno robusto dei quattro, pensò ingenuamente di avere qualche chance.
Geburah non era ancora a metà del suo fodero rosso che Fëaringel drizzò il capo con un urlo nella sua lingua. Narbeleth comparve nella sua mano tatuata, le ombre si infittirono, Icegreen saltò all’indietro, Hierax si mise in guardia e l’orco si voltò verso l’elfo. Con un balzo, Fëaringel coprì i pochi metri che lo separavano dall’orco. La testa dell’ascia, troncata di netto dalla lama delle ombre, era già in terra. Il secondo fendente sarebbe stato l’ultimo. Moran tentò disperatamente di deviarlo, ma fu come tentare di parare una nuvola di fumo. Narbeleth ricomparve al di là di Geburah, Fëaringel comparve al di là di Moran, l’orco scappò. Narbeleth volo via dalla mano dell’elfo, affondando fino alla guardia nella nuca dell’orco. Prima che potesse stramazzare per terra era già tornata nella mano dell’elfo, e poi nel fodero, carica di sangue fresco.

“Che hai fatto! Dannazione, Fëaringel, ma che ti è preso?”. Moran era sbalordito, quasi incapace di arrabbiarsi. Parlò con voce aspra e carica di rimprovero.
“Niente di strano. Un elfo ha ucciso un orco. E’ una cosa del tutto normale!” replicò Fëaringel, di colpo soddisfatto e tranquillo. Si incamminò a lunghi passi verso i cavalli senza degnarsi di aggiungere altro.
“Già, normale”, ringhiò Moran con voce bassa. “Normale quando è l’elfo ad uccidere l’orco”, disse il ladro guardando l’amico allontanarsi nelle tenebre, fissando con amarezza ed inquietudine la lunga spada che pendeva dal fianco dell’elfo.

Nessun altro parlò, ma avviandosi a seguire l'elfo pensavano tutti la stessa cosa…


Vergato col sangue da | 05.06.04 19:35