The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

13.10.04

Allarme notturno

Notte a Corran Keep. Fredda, umida, ostile. Uomini che si rintanano dietro le mura, sotto le coltri, nel mondo dei sogni. Fuori, a grattare sulle finestre, i fantasmi della giornata appena trascorsa. Un assassino, un altro assassino, l’ennesimo. Dopo Vairembre nessuno credeva che sarebbe successo ancora. Non più fughe nella notte, non più agguati nell’ombra, non più l’algido respiro della Signora con La Falce sul collo.
Si sbagliavano, come al solito. In fondo in fondo, ognuno di loro avrebbe potuto prevederlo. Vairembre aveva fallito, dopo aver mietuto vittime per secoli, grazie alla loro tempra, ed alla magia di Sybaros. Un osso che sarebbe andato di traverso a chiunque, anche all’Ombra della Morte.
Quindi, il suo mandante aveva deciso che era giunto il momento di farsi avanti di persona. Anni di tentativi: il mastino demoniaco, fiammeggiante e sulfureo, a Thyatis, che aveva quasi ucciso Moran. Il duellante prezzolato a Vestland, che aveva quasi sfiorato Fëaringel. Infine Vairembre stesso, che li aveva risparmiati tutti varie volte, prima di decidersi finalmente a fare sul serio. Troppo tardi. Aveva scelto Ierendi per svegliarsi, e si era trovato bloccato all’Altro Mondo, letteralmente.
Ora era il momento di togliere quel quasi. Un patetico tentativo, giusto per calmare la coscienza. Un gruppo di avventurieri eterogeneo e senza scrupoli, feroce ed avido di denaro. Pagati per uccidere i Conti di Corran Keep, per soli diecimila daro si erano invece fatti accoppare dalle loro vittime designate. Poi l’incubo era diventato vero, nero, onnipresente ed ossessivo. Delezar, l’Arcimago, era sceso in campo. Dalla sua torre d’avorio, dall’alto dei suoi anni passati a comandare e delegare a lacchè e servitori, alla strada, sulle orme dei suoi odiatissimi nemici.

Nelle loro camere Hierax, Moran, Fëaringel e Ice dormivano un sonno agitato. Solo l’estrema stanchezza impediva loro di tenere gli occhi aperti. Ora Sith era stato messo sulle tracce di Delezar. Lo stava cercando, lo avrebbe trovato, e molto presto il loro incubo sarebbe finito, stavolta per sempre.

“Sith, hai sentito tutto quello che abbiamo detto di questo Delezar?”
“Si, Maestro”
“Procedi. Catturalo”
“I suoi complici?”
“Uccidili, tutti quanti”
“Oggi sarà la loro ultima notte, Maestro. I suoi schiavi invece?”
“Loro sono sotto un incantesimo, portali da Rahab. Vivi”
“Illesi?”
“Vivi…”

L’inumana semplicità con la quale si era svolta quella conversazione aveva ghiacciato loro il sangue più di qualunque demonio. Una vita era stata condannata. In qualche modo, ad un qualche prezzo, Delezar avrebbe smesso di stare tra i vivi.

Poi, il cambiamento... Caldo, in camera di Moran. Oscurità, in camera di Fëaringel. Gelo, in camera di Hierax.
Nel cuore della notte, una luce pulsante.
- Che diavolo succede! - gridò Moran. La mano gli era già volata al pugnale, nascosto sotto il cuscino. Geburah, sul suo bel trespolo, brillava come una ferita sanguinante nel cuore di un drago.
- Hierax! - Il primo nome, istintivamente. Il caldo nella stanza era insopportabile. Presto il trespolo ed tappeto avrebbero preso fuoco.
- Eccomi! - Il mistico si era precipitato al piano di sopra, con Vaiga in mano. La lama blu stemperò immediatamente il calore non appena entrò nella stanza. Dal fodero colava una nebbia densa e gelida.
- Amici! Dannazione, qui è un macello! Il terzo piano è imprigionato nell’oscurità! - La voce di Fëaringel, rotta dal panico.
- Fëaringel, esci di lì, vieni subito qua sotto! - C’era una nota di comando, stavolta, nella voce di Hierax. In quel momento il mago fece la sua comparsa. Scrutò rapidamente la stanza, guardò le spade, poi guardò Hierax negli occhi. Entrambi capirono cosa stava per succedere. L’elfo nero irruppe nella stanza.

Due voci, forse nelle loro menti. Una maschile, Vaiga. Una femminile, Geburah. Aspre e malvage entrambe, parlavano in una lingua incomprensibile. Potenti, roboanti. Tutti, tranne Hierax, stavano in ginocchio tenendosi le orecchie coperte con le mani.
- Resistete! Non è pericoloso, presto passerà! Moran, riprenditi. Afferra Geburah! - Hierax stava stringendo i denti, impegnandosi con ogni fibra del suo spirito a non cadere.

Violazione! Violazione! Geburah
I confini sono stati permanentemente infranti! Vaiga
Ciò porta allo squilibrio. Lo squilibrio non può essere tollerato! Geburah
Male! Punizione! Vaiga
Umani che giocano, infrangendo le regole! Geburah
E poi, insieme,
Signora del Dolore! Oh Adorna di Lame! Noi ascolteremo la tua richiesta! Noi interverremo! Noi siamo le tue mani sul Primo Materiale, i tuoi angeli sterminatori, castigatori. Gaudio è su di noi nell’obbedirti, tripudio nei nostri cuori nel compiacerti!
Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte!

E poi... silenzio, e buio. Niente più caldo, niente più freddo, niente di niente. Tutti, nell’oscurità, stanno guardando verso Hierax.
- Devo riflettere -, risponde il Mistico alla domanda inespressa.

In terrazza, poco prima dell’alba, quella stessa notte.
- Narbeleth, cosa credi che sia successo?
Lo vuoi davvero sapere?
- Te l’avrei chiesto, altrimenti? -
Niente, solo che presto ci sarà da mangiare per tutte noi, e sarà cibo raffinato, questo è certo...


Vergato col sangue da | 13.10.04 21:36