The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

19.08.07

Il talento, secondo l'Imperatrice.

Eriadna si chiuse la porta alle spalle. Il 'click' della serratura la rassicurò, segnando la fine di una giornata che durava da più di novantasei ore. Stordita al limite dello svenimento dalla stanchezza e dalle preoccupazioni, si appoggiò un attimo alla colonna dell'arco che dava sulla terrazza. Non c'era nulla su cui sedersi, ed il suo divano si trovava dentro la stanza, a pochi passi.
“Un ultimo sforzo... e niente magia, sono a secco”, pensò, mentre le si annebbiava la vista. Afferrò il divano per uno dei braccioli, ne sentì il peso, e lanciò una silente maledizione al falegname che lo aveva fatto in legno massiccio e ai Conti di Corran Keep, che l'avevano ridotta in questo stato. “Tutti... seguendo... i miei... ordini... peraltro”, brontolò tra uno strattone e l'altro. Il pesante mobile, che normalmente veniva spostato dalla magia o da un paio di robusti servitori, fece un rumore infernale mentre l'Imperatrice del più grande impero di Mystara se lo trascinava in terrazzo. Non avrebbe sopportato la vista di nessuno, oggi; aveva deciso di addormentarsi sotto le stelle e ci sarebbe riuscita. Soddisfatta ma sul punto di cadere giù dalla terrazza per lo sforzo, si accasciò pesantemente sul cuscino, sedendosi e poi lasciandosi andare lunga e distesa. Persino alzare i piedi da terra per distendere le gambe le costò una fitta di dolore.

Riprese conoscenza forse qualche ora dopo. Le stelle della nuova notte finalmente erano sorte, e l'aria era diventata fresca ed umida. Il breve sonno l'aveva in parte rigenerata, e da tempo aveva imparato a spremere ogni grammo di energia anche da brevi pause, ma la spossatezza che sembrava le avesse riempito le ossa con una colata di piombo era ancora tutta lì.

“Le stelle sopra Sundsvall. Dove altro brillano con uno splendore pari a questo?”, si chiese, sorridendo ad occhi chiusi. “Domani sarà una giornata lunga, come sempre, ma almeno ora ho un nemico in meno di cui occuparmi”.

Il rettore della scuola di Demonologia ed Evocazioni. Se lo avesse lasciato fare prima o poi si sarebbe trovato con chissà quanti altri sostenitori. Certo, li avrebbe anche potuti far arrestare tutti, o peggio, ma non voleva essere certo ricordata come una tiranna dai posteri. Posteri parecchio lontani, peraltro, perché lei sarebbe rimasta al potere per molto, moltissimo tempo ancora. Anche arrestandoli tutti, avrebbero fatto troppo danno. La guerra stava andando bene, e la defezione di Karameikos, ora un regno e non più un granducato, le aveva alzato il morale non poco. Aveva goduto come poche altre volte quando Teldon si era presentato al suo cospetto per negoziare i termini della neutralità del nuovo regno. I separatisti, con la loro ossessione per mollare tutto e sigillare Alphatia da ogni influenza esterna, avevano la testa in una torre d'avorio, un luogo irreale dove la vera popolazione di Alphatia non sarebbe mai potuta sopravvivere, anche con tutta la magia del multiverso. Era giunto il momento di far fare un balzo in avanti alle operazioni del conflitto, colpendo Glantri ancora più duramente, e non certo perdendo tempo dietro a secessioni interne.
E poi la guerra era ben più importante di quanto molti sospettassero. Vi erano delle potenze all'opera, ormai era chiaro. Almeno tre schieramenti. L'Anello di Fuoco, che sosteneva Alphatia, La Compagnia delle Stelle, che operava dietro Glantri, gli Heldann e Thyatis, e la Fratellanza delle Ombre, che evidentemente cercava solo di aumentare il danno reciproco che le prime due tentavano di infliggersi. Ma perchè fare ciò? Sapeva del Consiglio Anti-Intrusione di Pandius, che impediva agli Immortali di usare direttamente i loro poteri su Mystara, e sapeva anche che ognuno dei primi due gruppi voleva qualcosa, qualcosa che stava nascosto da qualche parte a Mystara, forse a Glantri o ad Alphatia stessa. Lo voleva per usarlo, o per distruggerlo, e stava usando i suoi eserciti di fedeli per arrivarci fisicamente. Di cosa poteva trattarsi? Non vi era ancora alcun indizio al riguardo, ma presto ne avrebbe saputo di più. Presto, molto presto avrebbe dovuto sferrare un'offensiva seria, perché non c'era modo di prevedere quali mosse gli Immortali avrebbero effettuato per vincere, e più la guerra andava avanti, più i loro assurdi giochi di magia e potere potevano scappar loro di mano. L'unica cosa sicura era che anche gli umani avrebbero avuto qualcosa da dire.

“Non siamo semplici pupazzi. Senza di noi, la guerra non la fate. Potenti burattinai, presto vi chiederò il giusto compenso per aver fatto finta che mi importi davvero qualcosa di distruggere Glantri. Mi basterebbe mettere le mani solo su di te, Etienne d'Ambreville. Non dovrei nemmeno usare la magia, vecchio arrogante scopettone raggrinzito. Ti metterei le mani intorno a quel collo rugoso e snap! Te lo spezzerei come un sedano”.

Vecchio... ma era poi davvero più vecchio di lei? No, difficilmente poteva esserlo.

“Decrepite teste bianche, sarete la mia rovina” , sospirò, pensando a quanto ci fossero andati vicini con l'Arcimago Sandall. Un bel colpo ai separatisti, ora dispersi e senza un capo, ma quanto avevano rischiato.

“Eppure pensavo di aver calcolato tutto. Erano quasi usciti dalle mie prigioni più sicure, e sono chiaramente sotto il controllo di Sybaros. Avevano tutte le carte in regola, ed hanno quasi mandato fallito il mio piano, e non solo quello...”.

Un mago potente, e pieno di risorse. Meno di uno qualunque degli stregoni al suo servizio, ma più fantasioso, e di certo senza tanti scrupoli. Un combattente che viene da Lhynn, ed impugna una sa-shull, per di più. Un elfo, che non si rende nemmeno conto di cosa può fare. Tremendo con la spada, coraggioso al limite della pazzia. Ed un ladro. Era stata quella la chiave di volta che era crollata, secondo Eriadna. Riascoltando il racconto dalle loro stesse menti, aveva capito che gli eventi gli erano sfuggiti di mano. Aveva dato loro sette giorni, convinta che fossero troppo pochi, che li avrebbe messi di fretta, e quelli avevano fatto tutto la prima sera, senza il ladro. Il talento, evidentemente, quel talento specifico, non ce l'avevano. Raccogliere informazioni, gironzolare sotto falsa identità, farsi un'idea della situazione, controllare spostamenti, infiltrarsi nelle ombre. Forse il compito era al di là della loro portata da subito. La paura che, giustamente, circonda la scuola di Evocazioni, doveva averli indotti ad agire troppo presto. Impreparati, si erano letteralmente suicidati, ed avevano provato a risolverla con le armi e la magia, in una stanza con un Arcimago e quattro o cinque dei suoi più potenti assistenti! E senza avere al fianco le loro armi ed i loro oggetti magici!

“Non riesco a non pensare che sia successo perché Moran non era con loro. E' un elemento essenziale del gruppo. Mi sembra chiaro che oltre ad avere le doti di una buona spia, ha il talento del moderatore. Anche Hierax poteva farcela, ma è un solitario, e manca di iniziativa. Va avanti nella vita ed affronta ciò che trova volta per volta”.

Ma come avevano fatto a lasciare la facoltà? Era chiaro che Fëaringel aveva dei talenti nascosti. Era certa che fosse stato lui a portarli fuori da là, e che grazie a lui avevano scoperto il suo segreto. Per fortuna che, in buona fede, avevano pensato fosse una minaccia al palazzo. Come potevano immaginare?

“Le Ombre. Sono passati per le Ombre... E lo hanno visto”.

Estrarre i ricordi dalle loro menti, e sostituirli con una serie di ricordi nuovi, non era stato facile. Quattro memorie diverse dovevano combaciare in un insieme coerente. Ci sarebbero stati degli errori e delle incongruenze, presto o tardi, ma con un po' di fortuna la loro coscienza li avrebbe riassorbiti, ed accettati. Ora il vecchio Sandall era al sicuro, vestito con un simpatico pigiamino bianco in una cella nascosta in un semipiano dell'Eterea, e ci sarebbe rimasto per qualche mese.

“Per fortuna quando ho mandato loro lo Arashi ho inserito una chiave di sicurezza. Senza di essa accedere ai loro ricordi sarebbe stato ancora più arduo. Da sola, per giunta...”.

E a chi avrebbe potuto chiedere aiuto per una cosa del genere? Troppi segreti, troppe informazioni. Avrebbe dovuto fare una strage di testimoni se avesse chiesto assistenza.

“Sono ottimi combattenti, e il loro destino è uno di quelli pericolosi. Li terrò d'occhio, perché potrebbero davvero essere legati a me, nel futuro, ma non li assolderò più, non come spie, non ci sono proprio tagliati...”.

Le palpebre le si stavano facendo sempre più pesanti, ed iniziavano a scendere sugli occhi del color del cobalto. La notte non era ancora a metà del suo corso, quando l'Imperatrice Eriadna la Saggia si concesse la prima vera dormita ristoratrice in molte settimane. Subito prima di sprofondare nell'oblio, alzò lo sguardo e fissò la guglia del palazzo imperiale. Lui era là, le sue spire arrotolate intorno a tutta la città, la sua testa sopra di lei, le mascelle giganti spalancate che assaggiavano l'aria circostante. Invisibile a tutti tranne che a lei, la Bestia avrebbe vegliato sul suo sonno, per molte notti ancora.

Vergato col sangue da | 15:27 | Commenti(0)