The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

05.05.03

Riflessioni al chiaro di luna (2)

...chi può minacciare chi? Esiste davvero il libero arbitrio? Gli uomini sono davvero liberi di fare le loro scelte? O sono soggetti ai capricci delle Potenze? E lo sono tutti? Oppure solo quelli, come voi, che incontrano eventi più grandi di loro? E le Potenze, di quali Potenze ancora maggiori seguono i capricci? La catena potrebbe continuare all’infinito, e forse non c’è nessuna Divinità, in cielo o dove preferite crederla, pronta ad aiutarvi a spezzarla, o a rischiare qualcosa della sua immortale essenza per farlo!"

Con queste inquietanti parole l’inquisitore aveva iniziato, nel cuore di una notte di molte lune fa, a dare quella che lui stesso aveva definito "una parte della ricompensa per il prezioso servigio che mi avete reso, cari amici".

"Il nome della spada è Geburah", proseguì Nemrodus, di spalle al gruppo. "È la spada forgiata nel fuoco, e per il fuoco. E’ nota anche come Quinta Emanazione, o Spada della Guerra. Vuol dire ‘Forza’, in una lingua che sono in pochi a conoscere anche tra i gerarchi di Sigil. Simboleggia l’autorità severa, della madre, se parliamo della visione delle cose che hanno gli umani, che punisce e disciplina le creature nei primissimi anni di vita. Laddove la sua sorella Hesed edifica, Geburah distrugge, e rappresenta la forza che si trova dietro tutti gli impulsi volti all’annientamento ed alla distruzione".

Non sembrava tanto una filastrocca imparata a memoria a scuola. Dava piuttosto l’impressione che l’Arcinquisitore avesse riflettuto per lunghe ore sull’argomento, e che molto avesse scoperto in merito ad esso.

"Anche la tua spada, Hierax, è una sa-shull. Ma tu questo lo sai già; come sai che il suo nome è Vaiga". Affermazioni, non certo domande. "Essa è l’ottava emanazione", soggiunse Nemrodus. Misurando la stanza ad ampi passi, si diresse con lentezza studiata di fronte al gruppo, fermandosi a pochi passi. Le pieghe del suo mantello, nonostante la distanza, non lasciavano intravedere nulla della sua figura.

"E’ la spada delle facoltà mentali, dell’Aria; è anche emanazione della fantasia consapevole, dell’immaginazione disciplinata. Presiede alla facoltà di comunicare, educare, dirigere la mente". Disse queste ultime parole più per i tre conti di Corran Keep. Tale era la loro precisione ed esattezza che persino Hierax, sfiorando col mignolo Vaiga, appesa dietro la sua schiena, si trovò ad annuire lentamente.

Perché tanta loquacità? Icegreen, ascoltando avidamente, iniziò a temere il peggio. Ogni parola era una mattonella deposta sulla strada che Nemrodus stava costruendo davanti a loro, per loro. Ogni pausa nel respiro dell’Arcinquisitore gravava come una sentenza. Li stava obbligando ad ascoltarlo, allettandoli con la curiosità, con informazioni vitali, con finta confidenza; e più ascoltavano più finivano in suo potere.

"...anche il pesce che si ribella alla corrente del fiume, resta pur sempre nelle sue acque..." rifletté Icegreen con amarezza.

"La parola Sa Shull vuol dire appunto ‘emanazione’, e deriva dal fatto che il loro creatore, più che forgiarle con martellate in fornaci infernali, le ha poste in essere col solo pensiero, di cui sono appunto emanazioni. L’ordine delle emanazioni potrebbe essere cronologico, ma non è di certo quello dell’ordine di potenza. Pare che in tutto siano nove, delle quali otto sono disperse nel Multiverso e la nona (che in realtà è una COPPIA di lame gemelle) stia saldamente in pugno al creatore delle suddette spade, l’unico a poterla brandire senza riportare danni fisici e spirituali tremendi".

Per i cieli e le stelle! Solo pensare che quelle cose, quelle spade potessero essere più vecchie del pianeta su cui si trovavano fece vacillare il pensiero del mago. Gli apparivano ora pesantissime, come una stella morente, e terribili. Il peso degli eoni di quelle armi lo sfiorò per un attimo, costringendolo a rifugiarsi in un angolo della sua mente. Si concentrò su dati e fatti, rapporti necessari di causa ed effetto, rischi e benefici derivanti dalla due sa shull.

"Se la nona spada non è certo un oggetto per mani mortali, le otto lo sono anche troppo, condividendo coi mortali pregi e difetti caratteriali!". Un sussulto. Già da un po’ nella stanza era sceso un pesante silenzio, ma Icegreen perso nei suoi pensieri, non se ne era avveduto. Nemrodus, invece, si era accorto benissimo della distrazione del mago, interrompendo la sua spiegazione per gustarsi la preoccupazione che leggeva nei suoi occhi. Gli altri tre erano rimasto silenziosi e vigili, finché Nemrodus, con un tono assai più alto di prima, non aveva ripreso a parlare riportando il mago alla realtà.

"Pregi e difetti, dicevo…, tra cui la discordia. Non tutte le Sa Shull vanno d’accordo assieme. Sono state create con una strana complementarità, diversa dalla solita solfa degli elementali o delle sfere di potere opposte e dominanti. Certe Sa Shull hanno addirittura scopi ed intenzioni che travalicano quasi sempre la limitata comprensione del possessore, e li perseguono instancabilmente anche se impercettibilmente. Tutte cercano un equilibrio finale, ma cercano anche di distruggere o ostacolare le rivali e di aiutare le (rare) alleate. Possono anche, all’interno del loro ‘disegno’ stringere temporanee alleanze. Fanno le loro mosse, pur essendo oggetti inanimati. Se una Sa Shull si fa trovare, o scompare per millenni, o si lascia intravedere da sotto le falde di un mantello, o cade inavvertitamente in terra, o uccide un nemico di troppo o di meno, o un minuto prima o dopo del previsto, si può star certi che quell’insignificante dettaglio avrà un giorno ripercussioni. Di certo non è il proprietario della spada a comandare. Al limite sembra che si ‘lascino usare’ temporaneamente, ma solo perché anche il passaggio per un dato paio di mani fa parte del loro disegno. Nessuna è mai del tutto buona, e se non si è in grado di controllarle, bisognerebbe stare attenti a non svegliarne i latenti poteri. Alcune, più attive (e temo vi sia la tua tra queste, Moran) sembra che vadano alla ricerca di proprietari potenti dal punto di vista marziale, ma poco saggi, o avventati, o in cerca di un semplice talismano di potere. Vi si accompagnano finché questi non raggiungono un livello di forza tale da destarle appieno, e poi ne prendono possesso per compiere i loro disegni. Altre invece, sono passive e cercano di finire in mano a esseri illuminati e saggi, che possano guidarle come efficaci strumenti, ma sempre verso il LORO disegno, che però in questi casi è raramente difforme da quello del possessore. Questo mi sembra invece essere il caso di Vaiga, Hierax".

"Divinità? Come altro si potrebbero definire simili cose? Disegno, schema, intento, alleanze, tradimenti, guerre, piani, poteri e ricerche. Che cosa hanno ancora di comprensibile, a parte la forma, queste cosiddette spade?". Ormai né Icegreen né gli altri riuscivano a fingere curiosità o interesse. Una gamma di sentimenti tra il terrore, l’ansia, l’angoscia e l’inquietudine presero a divorare le loro viscere, stringendole in una morsa. Moran deglutì rumorosamente, e le dita di Fëaringel si strinsero al bracciolo della poltrona con forza tale da sbiancarle.

"La lama rivale di Geburah, è Hesed, ‘Amore’, la Quarta Emanazione, forse (ma persino io non posso esserne certo) la Sa Shull della Terra.". Si stava divertendo, era palese. Li stava facendo friggere in padella come una manciata di gamberetti.

"Ogni Sa Shull protegge il Piano di esistenza che le è stato assegnato da qualunque creatura extraplanare o extradimensionale che ne alteri l’equilibrio". Proseguì Nemrodus. "Per regolare una Sa Shull minore, una delle quattro che potrebbero essere collegate ai quattro elementi, su un dato Piano pare sia necessario trovarne il ‘Cuore’, che potrebbe avere la forma di una grossa gemma, e nasconderlo al sicuro, dove possa stare in contatto con grandi quantità dell’elemento da cui trae forza, in un luogo qualunque di quel dato piano. Dato che Geburah (come anche Vaiga, del resto) è efficace sul primo piano materiale, il suo cuore potrebbe essere nascosto OVUNQUE su questo piano, magari gettato su qualche stella dimenticata a contatto con la sua superficie rovente. Sembra invece che i quattro cuori delle Sa Shull maggiori siano in custodia personale da qualche parte a Sigil, forse nello stesso castello della Signora del Dolore, e che siano sempre stati lì. I poteri e l’efficacia di tali armi, dunque, rimangono ignoti così come la loro posizione attuale".

"Santo cielo!". Icegreen guardò Vaiga e Geburah. Ora gli apparivano come due bestie feroci sebbene assopite.

"Una Sa Shull, perfino una minore come le vostre, Moran e Hierax, può essere un terribile strumento di conquista, se si lascia usare e se trova un degno possessore".

Icegreen distolse lo sguardo dalle acque scure del lago. L’urlo di una scimmia lo riportò dove si trovava il suo corpo, seduto nella giungla nera vicino al Corran Keep.

Perché esistono le Sa Shull? Chi e quando le ha forgiate? Nemrodus, perché non ce lo hai detto? Nemmeno tu lo sai? Perché insisti a dire cose come "le vostre inesperte menti non sono pronte... figuriamoci le vostre anime!" o "Al mondo ci sono molte spade magiche, nessuna delle quali va usata con leggerezza!".

Una cosa però Icegreen l’aveva notata: quando la decima spada ed il suo creatore e possessore erano stati menzionati, subito prima che Nemrodus proseguisse, il mago era sicuro di aver visto Hierax sbiancare per un attimo, ed una goccia di gelido sudore scivolargli giù dalla tempia…

La sua mente andò a quello strano serpente di Adamante che era loro comparso in sogno, ed in particolare al pungiglione della sua coda, stranamente simile ad una coppia di lame di cristallo...


Vergato col sangue da | 05.05.03 12:40