The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

08.05.03

Nella bottega dell'armaiolo

La bottega di Bakul era deserta. Gavras, l'ex soldato thyatiano e fedele guardia del corpo del mercante di armi, si era congedato con l'usuale discrezione ad un cenno di quest'ultimo. Li aveva salutati con un leggero inchino, come faceva sempre con i clienti di riguardo, e si era messo a rastrellare la ghiaia del sentiero che portava all'uscio di Via degli Spadai 32.

Pochi gradini verso il basso, ed i quattro nuovi venuti avevano perso anche l'ultimo dei già flebili rumori provenienti dal quartiere degli stranieri. I passi di tutti e quattro esprimevano decisione e forza, ed era ben chiaro chi fosse in svantaggio. Bakul, pur essendo il padrone di casa, aveva capito al primo sguardo che i suoi vecchi clienti non erano venuti lì per trattare qualche nuovo acquisto; non solo, almeno...

Ed eccoli lì. Come facevano tutti quando si recavano nel "retro" di quel bazar, avevano fatto in modo di non essere riconoscibili, e i loro visi, i loro abiti, ma soprattutto le armi e le corazze, erano ben celati sotto ampi ed anonimi mantelli di tessuto grigio.

Bakul, a disagio, si era appena appoggiato al bordo di un alto sgabello, quasi in bilico su un burrone tanto sembrava precaria la sua posizione. Li guardava ad uno ad uno con apprensione, temendo il peggio dalle notizie che, sapeva, erano venuti a portare quegli avventurieri.

Due dei quattro erano particolarmente alti e robusti, e si erano disposti ai due lati del mercante. Da sotto il manto di uno dei due sbucava il fodero nero di una lama lunga e larga, mentre il più alto di tutti (ben più di sei piedi!) aveva appoggiato al muro con indifferenza un pesante bastone di legno rossastro, lungo e dritto. Gli altri due, un po' minori in statura ma di certo ben piazzati, erano rimasti in piedi in disparte, quasi con i piedi ancora sulle scale, in atteggiamento di ascolto ed attenzione. Da lontano, solo il ritmico rastrellare di Gavras era percepibile.

"...ma prego, mettetevi un po' più comodi, amici. Fa caldo. Non volete almeno deporre cappucci e mantelli?". La richiesta di Bakul, effettuata quasi con un filo di voce, fu accolta con un secco "no" di almeno tre dei quattro uomini ammantati.

"Ora, Bakul, qui nessuno è venuto a farti del male o a vendicarsi di chissà cosa. Vedi di calmarti. Sembri una corda d'arpa! Parliamoci chiar...".

"Comunque non te la cavi a buon mercato!". Era stato uno dei due sulle scale a iniziare a parlare, con voce conciliatoria, ma era stato bruscamente interrotto dal più robusto dei quattro. Che proprio in quel momento decise di gettare a terra la cappa, rivelando quasi tre piedi di capelli neri come le ali di un corvo. I lineamenti erano severi come quelli delle statue dei condottieri di Lhynn e la postura, piegata in avanti, con le spalle rilassate ed i piedi convergenti ben ancorati a terra era quella di un guerriero, abituato a mulinare le armi nelle più feroci ed affollate mischie.

"Ci stavamo portando appresso una mezza maledizione, della quale TU eri di certo al corrente, eppure non ti sei fatto scrupoli a vendercela, per quasi ventimila monete d'oro poi!". La voce, seppur addolcita dalla cadenza degli elfi di Sayshell, suonava come una sentenza dell'Inquisizione di Sybaros.

"Fëaringel, ti preg...". Intervenne l'altro uomo di fianco a Bakul.

"Silenzio! E lasciatemi sfogare. Non ne posso più di intrighi di potenze, scacchiere cosmiche, destini incrociati e trame di demoni. A tutto questo dovrei anche aggiungere i mercanti che lucrano sulle sventure altrui? Non credo! Dicevo, Bakul." Fëaringel si era portato un altro passo avanti, rispetto al mercante. Era più alto di lui di quasi tutta la testa. "Ora ti siedi e ci spieghi TUTTO quello che sai su quella dannatissima spada. Dove te la sei procurata, da chi, per quanti soldi, e soprattutto perché accidente non ci hai avvertito prima delle sue origini!".

"Fëaringel...Bakul è GIÀ seduto. Perché non lo imiti e non la smetti di alitargli in faccia? Tra poco sfodererà il pugnale e tenterà di suicidarsi per non essere condotto vivo all'inferno" - disse l'uomo più alto.

"Inferno? Che intendi dire, mago?"- interloquì Fëaringel.

"Si riferisce al fatto che sembri il diavolo in persona quando ti comporti così. Guarda, si sono anche attenuate le luci nella stanza quando hai alzato la voce. Ora togli le mani dall'elsa di Narbeleth e prova a metterti nei suoi panni." Era stato il quarto uomo a parlare. Gettando indietro anche il suo cappuccio, presto imitato dai rimanenti due.

"Hierax, io non credo che tu..." disse Fëaringel.

"Amico elfo, perdona se ti interrompo, ma cerca di capire che non è bello trovartisi davanti quando perdi le staffe. Se c'è una cosa che accomuna metà delle culture di Mystara è la descrizione del 'babau', e ti assicuro che in questo momento ti calza perfettamente".

L'elfo borbottò qualcosa, e lentamente, forse troppo, si costrinse a sciogliere la prese delle sue dita sull'elsa della spada, chiedendosi quando l'aveva afferrata, e perché. Voleva solo mettere un po' di paura a Bakul, all'inizio. Eppure...

Agli altri tre amici questo particolare non era certo sfuggito, tuttavia non vi accennarono. Moran, dal gradino di legno sul cui era rimasto per meglio ascoltare i rumori esterni, sganciò Geburah con tutto il fodero da sotto il mantello e la depose sul tavolo. Icegreen, accostatosi al mercante, la indicò con uno sguardo e disse. "Bakul, guarda, sinceramente, non ce l'abbiamo con te, davvero!".

Il mercante d'armi esotiche iniziò a guardare i tre umani come preziosi alleati, e i loro visi gli sembrarono d'un tratto amabili e pieni di compassione e gentilezza, in confronto a quello dell'elfo. Halav! Se lo era trovato a respirargli in faccia, a pochi pollici di distanza. Se quell'essere avesse deciso di spedirlo in cielo, né i suoi amici né tantomeno Gavras al piano di sopra, avrebbero fatto a tempo ad impedirglielo. Ma che colpa aveva lui? Che ne poteva sapere? Accidenti a Nahar! A lui, ai suoi amici e a quando si erano presentati per vendergli quella spada, e...

"Bakul? Ci sei?". Moran aveva interrotto la catena dei suoi pensieri chiamandolo per nome.

"Sì sì, ecco, ecco, ehm, ebbene, da dove iniziare... Sì, io...Ecco, ci tengo a scusarmi con voi, tanto per iniziare".

"Lo apprezziamo, amico. Ora, stavi dicendo?". Disse Icegreen sorridendo affabilmente.

"Dicevo...sì, dicevo che vi racconterò tutto quello che so, anche se dubito che vi sarà di qualche utilità.

Molti mesi fa, quando veniste da me a fare compere, devo ammettere che fui felice di avere dei clienti tanto facoltosi, disposti a spendere un po' di più pur di avere un pezzo unico. Certo, la richiesta più strana me la fece messer Fëaringel, e fui lieto di poterlo accontentare. Tuttavia quando capii che messer Moran era interessato ad una spada di qualità superiore, proposi quasi senza esitare la lama che ora mi avete mostrato. Vi dissi che era un'arma potente, che proveniva dall'est, nonostante la strana forma. Non sapendo esattamente quali e quanti fossero i suoi poteri, ve la vendetti ad un prezzo sì alto, ma incomparabilmente ridicolo rispetto a quello che sospettavo essere il valore della spada. Per due motivi: il primo, era che temevo di attirare su di me qualche malaugurio vendendo la spada per una cifra troppo alta, ed il secondo era che proprio non me la sentivo di rischiare di danneggiarvi più di quanto, ahimè, ho involontariamente già fatto. Il prezzo concordato, 18.000 ducati d'oro, lo calcolai sul valore di una spada magica di quella qualità e di quella potenza. Speravo di rimetterci poco, che fosse una lama sì speciale, ma non più di altre che avevo vendute; magari più efficace contro certi nemici che contro altri. Dentro di me, tuttavia, sapevo di sbagliarmi. Troppo strane erano le storie che la circondavano, ed il modo in cui era stata recuperata. Per Halav! Quanto ho sognato di sbarazzarmene il prima possibile!". Rievocare le lunghe ore di paura e sospetto per lo strano oggetto che Bakul si era messo in casa più di quattro anni prima e che lo aveva accompagnato per altri due, dovette scuoterlo parecchio. Si voltò di scatto e prese, con mano tremante, una coppa ed una brocca, per versarsi un goccio di vino.

I quattro attesero che avesse finito, e poi lo invitarono a continuare.

"Avanti Bakul. E' il momento di vuotare il sacco." disse Fëaringel.

"Sì, per favore, non esitare oltre e dicci tutto. Potremmo avere bisogno delle tue informazioni per salvarci la vita, un giorno!" aggiunse Moran.

"Mi auguro di no! Anzi, vi auguro pace e gioia per molti anni da oggi, anche se mi sembra difficile visti i tempi.

Ebbene, la storia di questa spada inizia, per quel che mi riguarda, almeno 4 anni fa. In un torrido pomeriggio d'estate venne da me un caro amico, nonché il mio miglior fornitore di oggetti curiosi e preziosi da tutto il mondo. Gli dèi benedicano il coraggio di quell'uomo. Non ho mai visto nessuno assetato di avventura come lui. E sì che ne vedo parecchi io di clienti, eh? No, ma lui era, anzi, è diverso. È matto come un cavallo, a giudicare da come fa ciò che fa, eppure dubito che incontrerò mai una mente tanto acuta ed un cuore più compassionevole del suo negli anni che mi restano da vivere".

"Minuti, non anni, a meno che non ti decida a tagliar corto con tutte queste premesse d'atmosfera" - sibilò l'elfo.

Bakul sbiancò, e Hierax dovette prendere da parte Fëaringel per un attimo. Con educazione, ma con fermezza, lo condusse sulla scala e disse:

"Fëaringel, di grazia, smettila, lo stai spaventando a morte! Facciamo una cosa. Qualcuno dovrà pur restare di guardia, per vedere cosa fa Gavras di sopra e se qualcuno sta ascoltando ciò che diciamo. Sii gentile, va al piano di sopra e resta con le orecchie aperte. La storia delle sa-shull riguarda solo me e Moran in prima persona, dato che ne possediamo una ciascuno. Dal pianerottolo potrai comunque sentire tutto quello che ci diremo qua sotto."

Qualcosa nella voce del mistico calmò i bollenti spiriti dell'elfo. O per caso o per intenzione, una fresca brezza prese a soffiare, aprendo diverse tende nella stanza principale della bottega. Era aria pura e fredda, proveniente dai monti. Fëaringel lo prese come un segno, e con un mezzo sorriso fece per salire le scale.

"Vado su a chiudere le imposte. Con tutti questi spifferi voi umani rischiate un malanno", disse salendo.

"Vai avanti Bakul. Ti ascoltiamo. Parlaci della spada. In quali assurde circostanze sarebbe stata recuperata, e da chi?" chiese Icegreen.

Bakul parlò a mezza voce, quasi timoroso di essere udito. "In mezzo ad un'orgia di migliaia di demoni urlanti, ad est, oltre le Midlands, in un posto chiamato Lhynn".

"Hierax! Ma Lhynn, è casa tua." disse Moran.

"Si, è lì che sono nato. Nel vecchio e potente impero di Lhynn. E sembra che sia successo qualcosa di veramente grosso da quelle parti..."


Vergato col sangue da | 08.05.03 14:43