The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

11.08.03

Veglia

Sebbene fosse notte fonda, la casa di Ronald, amico di Moran e loro ospite, era illuminata a giorno da candele, lanterne, e da un fuoco vivace che scoppiettava nell'enorme camino del soggiorno. Nel suo turno di guardia, il terzo dall'inizio della nottata, Hierax sedeva immobile su una poltrona, e ascoltava la notte silenziosa.
Apparentemente, la casa del Nano era uno dei posti più sicuri dove avesse mai dormito, e in circostanze normali a nessuno di loro quattro sarebbe neanche passato per la mente di fare turni di guardia, per non parlare poi di tenere tutte le luci ben accese nella stanza dove avrebbero aspettato l'alba tutti insieme. E dire che al piano superiore c'era una stanza per ognuno di loro, libera e accogliente, con un letto comodo, silenziosa e tranquilla nel buio della notte...
Ma di rischi ne avevano già corsi anche troppi la notte prima, ed era stato quasi un miracolo che il suo istinto e i riflessi fulminei avessero evitato che una freccia trafiggesse il petto dell'amico Moran, uccidendolo nel buio di quel vicolo. Ora però sapevano, o almeno credevano di sapere, e non avrebbero corso più rischi del genere.
Hierax ricordava di aver già sentito parlare di creature del genere, corrotte dal denaro, dall'avidità di potere, dal buio. Una volta erano stati uomini, o elfi, ed erano poi diventati qualcosa di orribile e depravato, e incredibilmente pericoloso, nello stesso momento schiavi e padroni delle tenebre dalle quali attingevano i loro poteri. Li chiamavano con vari nomi, cavalieri dell'ombra, guerrieri delle tenebre, erranti del buio, e le loro storie toglievano il sonno a chi le ascoltava; ora anche loro dovevano affrontarne uno, volenti o nolenti.
Tempo prima, quando aveva ritrovato Moran, Icegreen e Fëaringel, loro stavano scappando da un pericolo ignoto; allora però non si erano resi conto dell'ombra che li seguiva, e che ora, a distanza di quasi due anni, li aveva ritrovati e li voleva morti.
L'ombra della morte. Vairembre. Un nome strano, forse elfico, oppure nella lingua oscura dei drow. Chissà quali riti e quale iniziazione aveva compiuto per accedere ai misteri che senza dubbio conosceva. Chissà quale divinità oscura e blasfema aveva corrotto la sua anima. Hierax sarebbe stato curioso di saperlo, se il pericolo che correvano non fosse stato così forte e imminente. Un abile assassino, astuto, esperto e spietato, che vedeva nel buio, e che poteva spostarsi nelle ombre a suo piacimento, per uscirne solo un istante e uccidere la sua vittima, e poi tornare a nascondersi dove nessuno poteva trovarlo, e fuggire. Senza dubbio sapeva usare l'arco, e anche la spada, e chissà cos'altro ancora; le loro ferite, benchè curate da mani esperte, bruciavano ancora.
Fuggire sarebbe stato inutile, e prima o poi avrebbero abbassato la guardia; ripensandoci, gli venivano in mente mille occasioni nelle quali, se solo il sicario fosse stato vicino, li avrebbe uccisi facilmente e senza difficoltà. Ma ora sapevano, e dovevano andare fino in fondo, o la loro vita sarebbe stata segnata da un'ombra perenne. Eppure, e di questo Hierax era sicuro, non era invincibile, almeno ora che sapevano qualcosa sul suo conto. La sua avidità leggendaria, ad esempio, poteva rivelarsi una debolezza. Ed era sicuro che, se fossero riusciti a ingaggiarlo in corpo a corpo, senza che lui potesse fuggire nelle ombre, lo avrebbero sopraffatto. In fondo lui stesso, da solo nel buio della casa, la notte prima, lo aveva avuto vicino, pur senza poterlo vedere, si era accorto della sua presenza, ed era sicuro di non essere andato troppo lontano dal colpirlo...


Vergato col sangue da | 11.08.03 17:29