The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

13.08.04

Corso di spada. Parte 1: "Qualche pettegolezzo di Sua Eccellenza e… La richiesta dell’elfo nero."

“Bene, cari amici. Mi avete levato un bell’affanno!”. L’atmosfera, nella sala delle udienze di Sybaros, era rilassata come non accadeva da tanto tempo. Era piena estate, la flotta era quasi al completo, ed il commercio con Minrothad fioriva come non mai. Queste cose, a quanto pare, avevano un bell’effetto persino su Sua Eccellenza. Sorrideva (dietro la maschera, presumibilmente), e guardava fuori dalla finestra con atteggiamento assorto e sognatore. Il che, nel pratico e cittadino cervello di Moran, era il segnale di una grossa fregatura in arrivo per loro.
“Eccellenza, chiediamo venia se la riportiamo così bruscamente a questioni meno gaie del sole sulla baia, ma avremmo una certa premura di sapere qualcosa in più su Lord Hedric. Sa, abbiamo avuto a che fare con le “appendici” del suo operato, e ci hanno quasi mandato all’altro mondo. Come vede la cosa ha una certa rilevanza ai nostri occhi”.
Formale, ma dritto al sodo. Tipico di Fëaringel. L’elfo aveva sempre meno paura di schiacciare teste di vipera o di destare vespai, nelle sue interazioni con l’Arcinquisitore. Anche questo suonava nel cervello di Moran più o meno come “ok, accettiamo qualunque fregatura ci vorrà proporre, milord”. Il Ladro sospirò. Aveva già un piede sulla soglia, e stava per congedarsi. Tornò indietro e si accasciò su un orrido puff di velluto.
“Ah, Fëaringel, ragazzo mio. Se non ci fossi tu a contagiarmi con l’entusiasmo della tua giovane età. Su Vargas non ci posso certo contare. A forza di lavorare qui è diventato un vecchio gufo borbottone proprio come me!”.
Dannato istrione. Sempre sul palco, a recitare la parte del Capofamiglia afflitto…”. Icegreen trovava difficile celare il proprio sdegno per quella che nel suo inarrestabile ed egocentricissimo cervello suonava come una farsa. Finse di guardare in fondo alla propria tazza di thè per mascherare i suoi pensieri, alla ricerca di briciole di biscotto o semi di limone sperduti.
L’Arcinquisitore si alzò e, voltate loro le spalle, guardò fuori dalla finestra, raccogliendo le idee.
Eccolo, adesso attacca. Si è messo in posa scenica. Sentiamo che ha da dirci”. Rimuginò il mago.
“Lord Hedric… ehm… Hedric, ha almeno duemila anni, forse di più. Fu ucciso tanto tempo fa da… indovina un po’ Fëaringel?”.
“Hmm…non so….da te?”. L’elfo aveva spudoratamente dato del tu a Lord Nemrodus. Moran sgranò gli occhi, e Hierax mascherò a stento un sorriso. “Un punto per te, elfo nero!”, pensò il mistico.

“Quasi azzeccato”, disse Nemrodus senza perdere il ritmo del discorso. “Fu il… precedente Arcinquisitore ad ucciderlo, sebbene allora l’Inquisizione, e cioè Sybaros, avesse la sola Manifestazione Materiale a Sigil e non ancora quella a Ierendi. L’Arcinquisitore nascose un’arma, la Lancia che Hedric aveva usato per combattere lui e migliaia di nemici prima di lui nel luogo che riteneva più sicuro. Il tempio dove stavano le anime di coloro che Hedric aveva tradito. Le vincolò alla difesa dell’Arma con la Maledizione della Gabbia, e queste dovettero obbedire”.
Hierax, al suono del nome della Maledizione Innominabile, sbiancò come un cencio. Evidentemente nei suoi viaggi a Sigil aveva sentito parlare di quell’incantesimo.
“Sarion, il cavaliere nero che avete incontrato intendo dire, non sarebbe mai riuscito ad arrivare intero alla fine del Tempio. La furia delle anime si sarebbe destata contro di lui in modo terribile, essendo un servo di Hedric. Questo mi lascia pensare che Hedric non abbia detto molto ai suoi servi circa la sua natura ed il suo vero potere. Forse è solo una manifestazione di energia malvagia, senza forma, ed i suoi servi, chierici del Lupo o chissà quali altre strane identità, non sospettano chi stanno risvegliando. Hedric potrebbe benissimo essere stato un alto sacerdote di Loki ed Hel, forse il capo dell’intero culto. Questo lo renderebbe un nemico da prendere con le molle, io presumo. La sua potenza era grande, e ancor maggiore deve essere diventata in questi due millenni passati a covare odio, disincarnato e rinchiuso in qualche Piano Esterno. Ecco perché...”, - ecco la fregatura!- pensò Moran, “...ecco perché vi dico che se volete potete lasciare la Lancia qui a Sybaros! Consideratela sempre a vostra disposizione. Qui è solo in custodia, nella nostra Sacra Armeria. Potete richiedercela indietro in qualunque momento, e nessuno di noi alzerà un solo sopracciglio per protestare. La Lancia è una specie di richiamo, per Hedric ed i suoi servi, e tenervela addosso non potrà che causarvi guai. Non so a cosa gli serva, francamente. Ma solo il fatto che la stava cercando è un buon motivo per tenercela noi, per studio ed analisi. Che io mi ricordi non è un’arma eccessivamente potente. Quindi non è per il suo uso in battaglia che il nostro nemico la vuole”.
Incredibile. Nessuna fregatura, anzi! Moran pensò che si sarebbe svegliato tutto sudato a Corran Keep da un momento all’altro.
“Tuttavia...”, -ah no, ecco, mi sembrava, la fregatura ci doveva essere-, continuò a pensare Moran “…tuttavia il rischio lo avete corso, le iniziative le avete prese, e tutto questo senza una parola di richiesta (né tantomeno di biasimo, anzi), da parte mia. Quindi mi sembra giusto offrirvi la mia gratitudine. Vi devo un favore, come vi dicevo all’inizio. Mi avete proprio tolto una bella gatta da pelare e mi sembra giusto offrirmi di ricambiare. C’è qualcosa che posso fare per voi?”.
Impossibile! Non solo non tenta di fregarci, ma ci offre una ricompensa! Moran si guardava attorno come chi cerca di individuare i sicari dietro le tende. Il pensiero che prese forma nella sua bocca fu: “Eccellenza. La ringraziamo per la sua gentilezza. Io, personalmente, sto bene così. Terrò presente la sua offerta, ma mi accontento di ciò che già possiedo e so”.
“Molto saggio, Moran, e molto cortese. E tu Ice? Desideri qualcosa? Chiedi pure, non fare complimenti!”, disse Nemrodus.
“Eccellenza, (-tronfio spaccone!-), anche io, come Moran, ho già tanto cibo per il mio pensiero. Vi chiedo tempo per pensarci, solo questo”.
“E sia. Hierax, e tu? Non vorrai lasciare un povero vecchio brontolone senza la possibilità di sdebitarsi”. Il tono di Nemrodus era quasi sdolcinato.
“No eccellenza. Io non ho mai chiesto nulla a nessuno. Non per me almeno. Ed i miei cari sono al di là persino della portata del vostro braccio, a meno che esso non sia divenuto più lungo di quanto ci lasciate intendere”. La replica di Hierax era forse un po’ arrogante nel contenuto, ma sinceramente preoccupata nel tono. Qualcosa, forse l’accenno all’innominabile Incantesimo, lo aveva preoccupato.
“Fëaringel, sei la mia ultima speranza di dormire sonni tranquilli, nelle poche ore che mi concederò stanotte. Nemmeno tu hai niente da chiedere al potere di Sybaros?”.
“Certo, Eccellenza, che ho qualcosa da chiedere!”.
Cooooooooooooooosaaaaaaaaaa??? Tutti e tre, Moran, Hierax ed Icegreen pensarono la stessa cosa, all’unisono, talmente forte che anche Rahab ad Elegy doveva essersene accorto.
“Mi chiedevo se non fosse possibile ottenere la collaborazione di un qualche maestro di spada, qui a Sybaros. Con tanto fior di guerrieri, ce ne sarà pur uno più bravo di me, e che sia in grado di portarmi al suo livello!”. Spavaldo.
“Ma certo, Fëaringel. Ho proprio in mente la persona giusta per te!”.
Eccolo, di nuovo. Sembra una tigre che si lecca i baffi prima di squartare una gazzella che beve al fiume. Pensò Ice Green.
“Ah si?”, disse Fëaringel, “E chi sarebbe?”.
“Si trova qui, proprio in questa stanza, vicino a te!”, concluse Nemrodus.
Ecco la fregatura, mi sembrava strano. Moran, disperato, guardò la porta della stanza e pensò che aveva fame, e che l’ora di pranzo era passata da un pezzo. Forse era meglio farsi fregare a stomaco pieno…


Vergato col sangue da | 13.08.04 12:05