The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

24.08.04

Finalmente qualcuno che ha studiato!

“E mi dica, per lei è doloroso?”, chiese Rahab, sedendosi su un tronco pietrificato.
Notte, sopra il Corran Keep. Fresca e ventosa, piena di fruscii, del mormorio della giungla, del suono della vita, della minaccia dei predatori. Tutto, finalmente, secondo natura. Tutto come aveva desiderato Sua Eccellenza.
Di fianco a Rahab, in piedi con la schiena appoggiata ad un albero e le braccia conserte, si trovava una donna umana, alta quasi quanto lui ma dalla corporatura molto più solida. I capelli talmente chiari da essere quasi bianchi, la pelle di un intenso color rame, strani tatuaggi geometrici sulle sue guance. Altrove l’avrebbero chiamata amazzone, o più semplicemente guerriera. Non portava armi con sé, salvo una corta spada che le pendeva dal fianco destro, né indossava corazze. Eppure tutto lasciava pensare che quegli oggetti fossero per lei come il pane quotidiano.
Dopo la domanda del bibliotecario passarono cinque lunghi minuti. Nessuno aveva fretta di parlare, entrambi riflettevano, ponderavano, aspettavano di mettere a fuoco le proprie sensazioni. Le spoglie mortali che li ospitavano, così diverse tra loro, non avevano alterato il senso del tempo di due creature tanto vecchie e sagge.
Seira non stava nemmeno guardando verso Rahab. Aveva il capo reclinato di lato, e scrutava la torre del Corran Keep. Respirava ed aspettava.
“Non particolarmente, credo. Ormai è come fare uno scatto di corsa. Dopo sono un po’ affaticata, ma passa subito”, rispose Seira.
“Lo immaginavo. A suo tempo era così anche per me. Molto peggio invece la trasformazione inversa”. Rahab sorrideva, ripensando alla sua vecchia vita ed a come era finita, nel dolore e nella distruzione, nel disonore e nel terrore. Fino a che il suo vecchio amico Nemrodus non lo aveva riscattato. Gli aveva dato una seconda chance.
“Vero, vero. La forma umana per quanto utile è troppo stretta, piccola. Consuma una quantità spaventosa di energia rispetto alle dimensioni. Non ho difficoltà a dire che è come essere presi da un attacco di gastrite. E voi, milord?”. Seira sembrava felice di poter conversare finalmente con qualcuno che ai suoi occhi non apparisse come un bambino in fasce.
“Ha! Eccellente descrizione, mia cara. Davvero non avrei saputo darne una migliore. Anche se ormai i miei ricordi di allora sono molto confusi, mi pare che a me prendesse forte alla testa. Qualcosa come mangiare un chilo di crema gelata in due o tre morsi”.
Ormai Rahab rideva apertamente, godendosi la compagnia della sua nuova amica. Certo, non era venuto qui per fare conversazione, all’inizio, né per parlare con Icegreen o fare ovvie ed inutili profferte di pace. Doveva parlare con il drago, per carpire informazioni. L’idea di incontrare una simile creatura non lo spaventava più di tanto, ma mai avrebbe immaginato che questo drago fosse così vecchio e potente. Né che fosse un mutaforma! Quale meraviglia e quale saggezza!
“Ditemi, Seira, come mai una creatura tanto maestosa e potente si attarda in questo sperduto angolo di giungla?”. L’adulazione... funzionava sempre con TUTTI i draghi.
“Non certo per altruismo”, rispose lei. “I proprietari sono dei bravi ragazzi, gente onesta e leale. Ma se la sanno cavare benissimo anche senza di me. Sono simpatici, specialmente l’umano Hierax. Ha combattuto in una battaglia epocale, anni fa. Vi partecipai anche io, ma eravamo in due parti lontane dello schieramento. I miei fratelli draghi dell’ovest e del nord lo rispettano, e questo è molto raro per un umano. Uno di loro, invece, mi piace molto molto poco: l’elfo. A dispetto della sua avvenenza e di ciò che le sue azioni dicono di lui ha un cuore oscuro. Temo per il destino suo e della sua spada. Qui al Corran Keep si stanno accumulando un po’ troppi enigmi, per i miei gusti. Dopo lord Zonta ecco un Mistico di Sigil, ben DUE sa-shull tra cui quella del Cuore Pulsante, ed una strana lama delle ombre. Tra l’altro, l’elfo sta facendo qualche diavoleria di notte con i poteri della spada. Lo sento nelle mie ossa!”, esclamò Seira.
“Quindi li sta proteggendo da sé stessi?”, chiese Rahab.
“Solo in parte. In verità sono qui per assicurarmi che una cosa non si verifichi più”, rispose Seira.
“Ovvero?”, Rahab era molto curioso, ma solo di sapere se la risposta del drago sarebbe stata quella che lui si aspettava.
“Morgue. Quell’individuo non si deve più avvicinare al Corran Keep, nemmeno all’isola di Elegy. Anzi, Rahab, se avete un po’ di sale in zucca in quel di Sybaros, vi dovreste assicurare che non si presenti nemmeno a Ierendi”. Seira stava ora fissando Rahab, che si alzò dal tronco. Fecero due passi fino al bordo della radura, ad un passo dalla fine della terrazza a strapiombo sul fortino.
“E’ pericoloso”, proseguì il drago. “Sebbene forse non sia malvagio, non per il senso comune, almeno. Di certo è una minaccia, una minaccia per la vita stessa”, disse Seira.
“Dei tre Conti?”, chiese Rahab.
“La vita stessa, ho detto. Di tutti, e di tutto. LA vita, Rahab di Sybaros. Anche la tua e quella di Sua Eccellenza”.
“Capisco” disse Rahab. “Beh, ora devo andare. Cara Seira, è stato un piacere”.
“Piacere mio. Mi saluti Lord Nemrodus, appena lo vede. Gli ricordi che mi deve ancora restituire il veleno per Niqqurath”.
“Che peccato, lo abbiamo finito! Sa, i Niqqurath non sono facili da stanare”.
“Lo so, lo so. Beh, fa niente allora. Buonanotte!”.
“Buonanotte a lei”, replicò il bibliotecario con un inchino accennato.
Rahab, per forza di magia, riapparve nello studio, un tempo polveroso e buio, di Lord Zonta.
Beh, dopo tanti poppanti, beceri ed ignoranti, ecco qualcuno che ha studiato! pensò Rahab. Finalmente era ora di andare a dormire.


Vergato col sangue da | 24.08.04 10:26