The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

02.06.10

Posta aerea

"Vieni, è da questa parte...è arrivato qui stamattina, ma non si lascia avvicinare. Ho provato a prenderlo, ma ogni volta si alza in volo, fa un giro, e poi ritorna sulla terrazza...ci ho rinunciato."
La maga del Sud sembrava piuttosto stupita. Non era la prima volta che in quella casa arrivava una lettera portata da un piccione addestrato, anzi, spesso il monastero si serviva di uccelli per consegnare messaggi urgenti, e loro stessi ne tenevano uno in una piccola gabbia sul retro. Questo, però, era di una razza totalmente diversa, e aveva l'aria di essere più di un semplice uccello addestrato, nonostante non irradiasse nessuna aura magica. Oltre tutto, sembrava stesse semplicemente aspettando qualcosa, posato all'ombra della tettoia e guardandosi intorno senza particolare attenzione.
Con un movimento lento, Hierax si avvicinò all'animale. Sapeva che, se fosse riuscito ad avvicinarsi a due passi di distanza, avrebbe avuto ottime probabilità di afferrarlo comunque, anche se avesse cercato di volare via. Guardandolo bene però, da vicino, si accorse di un particolare che era sfuggito alla sua compagna. L'uccello era una specie di corvo (nonostante avesse la testa un pochino troppo rotonda rispetto ai corvi comuni), ed era sostanzialmente tutto nero, fatto salvo per un segno sulla testa, di un verde particolare. Un verde conosciuto. Soprattutto insieme al nero.
Con lo sguardo a metà tra la tensione e il sorriso, Hierax rilassò la schiena e si mosse con assoluta calma verso l'uccello che, proprio come si aspettava, non si mosse. Delicatamente, sciolse il laccio che teneva il messaggio sulla zampa sinistra del corvo, e lo aprì.

Pur senza farne parola, da tempo ormai aspettava questo momento. Non che lo volesse particolarmente, nè che lo temesse, semplicemente sapeva che sarebbe arrivato, come un'onda dopo il passaggio di una barca. Ormai era passato molto tempo da quando era tornato a Lhynn. Dopo tutto quello che era successo, non aveva avuto dubbi su dove andare. Aveva vissuto per due settimane da Leander, e poi era tornato a Sud, nel Malin, a Khalpen, arrivando di notte, e restando in silenzio assoluto a meditare per tre giorni. Selwyn aveva capito, e aveva fatto capire agli altri monaci di lasciarlo in pace finchè lui stesso non avesse aperto bocca. Dopo tre giorni e tre notti, al tramonto, si era presentato dal maestro, e avevano parlato fino a notte fonda. Dal mattino successivo, aveva ripreso a stare al monastero, almeno finchè non lo aveva raggiunto la maga di Minrothad; poi erano andati a vivere in una casa di pietra a poche miglia da Khalpen, sulla strada costiera che attraversava il Malin da Nord a Sud. Di giorno, addestrava i giovani monaci all'uso della spada, e inoltre li incontrava nel cortile chiuso per parlar loro del mondo occidentale. Di notte poi, ritornava alla casa di pietra, dove lo aspettava la maga, entrambi alla ricerca di pace e tranquillità, ed entrambi consapevoli che quella tranquillità era solo un giorno di sole tra due giorni di vento e pioggia...

Eccola di nuovo, la pioggia. Ed il vento. Il temporale. Il primo fulmine. In lontananza, tanto che non si sentiva neanche il rumore del tuono. Non ancora. Ma entrambi sapevano che stava arrivando, e che avrebbero atteso ancora chissà quanto prima del prossimo giorno di sole. Eppure, non erano preoccupati.
Hierax chiuse gli occhi, e i suoi pensieri vagarono sui suoi amici e compagni. Pur senza dirlo esplicitamente, tutti e quattro avevano deciso di stare un po' lontani, almeno per qualche tempo. E lui, che era andato più lontano di tutti, non ne aveva notizie da allora. Ma sapeva che stavano bene, e li avrebbe rivisti molto presto.
Lesse il messaggio velocemente, poi se lo mise in tasca. Diede una lieve pacca al corvo, che si alzò in volo verso Ovest. Nessun messaggio di risposta, ovviamente. Non ce n'era alcun bisogno.
Si volse verso la maga con sguardo serio. Lei aveva già capito tutto dal suo sguardo quando aveva aperto il messaggio. Nessuno dei due disse una sola parola. Lui le prese la mano, stringendola tra le sue. Lei si avvicinò, appoggiando il suo corpo dolcemente su di lui, sfiorando la sua spalla col viso. Rimasero così per un tempo che sembrava non poter finire mai. Poi lei fece un passo indietro, volgendo lo sguardo verso il cielo a occidente, la luce rossa del tramonto sopra il mare agitato, mentre Hierax entrava in casa, aprendo il baule dove conservava le sue cose, e mettendo insieme poche cose per il suo viaggio (amava viaggiare leggero) e srotolando il telo con cui aveva avvolto spada e fodero. Mandò poi un messaggio al monastero col piccione viaggiatore, per avvisare Selwyn.

All'alba, sarebbe partito.

Vergato col sangue da | 14:43 | Commenti(0)