The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

12.01.05

Coboldi in fiamme

Terre Spezzate. Basta un solo giorno di viaggio in mezzo a queste lande desolate per capire perché le chiamano così. Sali e scendi in continuazione dal cavallo per evitare di spezzarti l'osso del collo cadendo in uno dei passaggi tra le incisioni profonde del terreno o di perdere la cavalcatura in una delle frane che provoca ogni pochi passi nella cengia.
Moran e Hierax sentono in continuazione la vibrazione delle loro sa shull, e questa volta non è solo a causa mia. La Bestia. O qualcosa che stiamo cercando verso nord.
Solo oggi abbiamo subito tre attacchi dalle bande di umanoidi che infestano la regione. Non sono troppo pericolosi, ma i loro gruppi sono sempre folti, e anche se ne lasci venti morti sul terreno, altrettanti di loro prima di fuggire terrorizzati fanno in tempo a scagliarti dozzine di frecce che fanno parecchio male. Fortuna che a Darokin abbiamo fatto incetta di pozioni curative.
Stanotte ci attendiamo qualche altro attacco, però oggi ho deciso di rischiare. Col freddo che fa in questo deserto, resistere lontano dal fuoco per non essere sorpresi è troppo difficoltoso e domani dovremo essere più reattivi che mai. Pochi pensieri lontani prima di sciogliermi nel sonno profondo che solo la stanchezza può donarti. Ho bisogno di dormire.
Solo pochi minuti di tregua, e come immaginavamo eccoli in massa. Dal numero e dall'odore di animale sembrano coboldi. Potrebbe essere semplice allontanarli con un solo colpo che li terrorizzi a sufficienza, ma non voglio utilizzare Narbeleth per così poco. Il loro sangue è troppo impuro per lei. Ne uccido subito uno con tutta la violenza che posso, ma sono troppi e solo pochi di loro hanno visto il suo corpo tagliato in due schiantarsi nel fuoco accanto a me. Infatti scappano solo in tre.
L'odore del coboldo che brucia è ripugnante, ma mentre paro i colpi di un numero incalcolabile di armi arrugginite, mi fa venire un'idea che può terrorizzarli.
Grande pensata, Fëaringel. Non vorrai immergermi nel loro schifoso sangue di cane?
Dovrebbe essere abbastanza leggero da poterlo lanciare con una sola mano in mezzo agli altri. La vista di un compagno senza più le gambe e avvolto dalle fiamme che piomba loro addosso potrebbe essere una vista terrorizzante per questa specie di cane semievoluto.
Tento di schivare i colpi dei miei avversari - quanti saranno, dieci? quindici? - per afferrare il tronco del coboldo che brucia con un puzzo terribile, ma sono troppi. Mi costringono a combattere e non riesco a tenerli tutti a distanza. Sento le ferite che bruciano e il sangue che mi impregna i vestiti, ma ancora tento di afferrare il loro compagno in fiamme. Ancora i loro colpi vanno a segno, per quanti ne pari, altrettanti passano il confine segnato dalla mia spada.
Qualcosa si spezza dentro di me. Narbeleth ha deciso che versare il loro sangue è sempre meglio che versare il mio.
La sensazione conosciuta della perdita di autocontrollo mi invade in una furia che fa esplodere una vampata di luce nera dalla mia mano tatuata e avvolge i miei avversari che per un attimo restano spiazzati. Troppo. Un attimo che mi è sufficiente ad avanzare in mezzo ad essi mozzando le loro teste a due alla volta, amputando i loro arti in una sanguinolenta mietitura di vite che infiamma Narbeleth, nonostante la sua ripugnanza verso un sangue così poco nobile.
Quantità! Sangue a fiotti, immergiti, Elfo! Quantità!
La spada ulula messaggi di morte dentro la mia mente alimentando la mia furia del combattimento. Nemici di poco valore, ma in un numero impressionante. Ruggisco il mio urlo di battaglia in faccia ad uno di loro che muore per lo spavento.
Non so quanti ne ammazzo prima che i sopravvissuti fuggano verso le loro tane. Inseguo gli ultimi e ne uccido due, in un ultimo assalto che mi lascia sfinito a terra.
I miei compagni di viaggio non hanno certo fatto di meno: Rin Galen si vanta di averne fatti fuori almeno sei con i suoi pugnali e di non aver subito nemmeno un graffio; Hierax si sfrega le nocche delle sue mani legnose che avranno abbattuto molti nemici; e Moran ripulisce il filo di Geburah con un ghigno di soddisfazione che non nasconde il suo desiderio di ritornare a dormire quanto prima.
Dal campo proviene un odore nauseabondo di morte e sporcizia. Nemmeno stanotte potremo dormire accanto al fuoco come avevo sperato, ma non credo che questo possa impedirmi di riposare profondamente fino al sorgere del sole. Sono quasi sicuro che questa notte più nessuno ci attaccherà.


Vergato col sangue da | 12.01.05 11:34