The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

10.04.04

Tre!

"Che amarezza. Non posso credere che tutto questo lei l’avesse già previsto".

Chiunque avesse assistito a quella scena si sarebbe convinto di avere davanti un’impossibile allucinazione. Nemrodus stava in piedi, appoggiato con tutto il peso su una spalla allo stipite di pietra di una porta. Il capo piegato su un lato, a guadare verso la sottostante devastazione, le braccia molli e ciondoloni. Protetto da un incantesimo di invisibilità, stava così, solo e stanco, a guardare fuori in terrazza. Nessun cittadino ierendiano avrebbe avuto il piacere di vedere quel monumento al terrore in un simile momento di debolezza, e tutti avrebbero continuato a pensare che le loro vite continuavano ad essere al sicuro anche nelle crisi più gravi, sotto lo scudo verde e nero dell’Inquisizione di Sybaros.

"Non puoi o non vuoi, mio fedele amico?". Una voce femminile, distante, severa. Nemrodus non cambiò posizione. Solo girò il capo verso l’alto, appoggiandosi con la nuca alla pietra.

"Mia signora, alla fine sei venuta a consolarmi. Ci speravo, se devo essere sincero". Nella sua voce non c’erano solo stanchezza e tristezza, ma anche sollievo.

"Sai che non ti lascerei mai solo troppo a lungo, Nemrodus, specialmente ora che la tua fede vacilla. Perché è questo che sta succedendo. Vero?".

Nemrodus sospirò e si scosse. Torse il collo, traendo un suono schioccante dalle ossa e dai muscoli intirizziti. Strusciando i piedi avanzò nella grande terrazza di Sybaros, fino al bordo esterno dello scuro pavimento. L’umidità aveva formato tante pozze, e nessun sole benigno accennava a sbucare dalle nuvole per asciugare la città di Ierendi, inzuppata dalle onde del cataclisma, e da una calda e soffocante pioggia.

"Non saprei", rispose l’Arcinquisitore. "La mia fede direi che è ancora bella salda. Dopotutto sto parlando con te, e questa è una prova sufficiente. Non sei certo un'illusione creata dalla mia mente o da quella dell'Armatura. Forse è la mia fiducia nella tua Visione a vacillare, e non vedo come potrebbe essere diversamente".

"Ti lasci sconfortare da così poco, Nemrodus?", disse la Voce. "Mi riesce difficile crederlo. Qualche giorno fa avrei scommesso che nemmeno uno spettacolo cento volte peggiore ti avrebbe scosso. Non avevi tutta questa considerazione degli umani, né delle loro opere, quando Sybaros arrivò a Ierendi. Cosa è cambiato da allora?".

"Mia signora, a te posso dire tutto. Tu non sei né carne né fantasma. Tu sei dolore, e so che mi capisci. Perché mi hai lasciato tante debolezze? Potevi rendermi perfetto, immune al dolore, al risentimento, alla paura. Lo hai quasi fatto, è vero. Ma non riesco a pensare che tu abbia commesso tante distrazioni involontariamente".

"Esatto", disse Lei. "Proprio per questo nulla di ciò che hai nominato è da considerarsi distrazione. Tutto è volontario è tutto ha un fine. Se non vi avessi resi deboli, Ierendi, Alphatia, Davania, sarebbero state rase al suolo almeno sei volte negli ultimi secoli, e tutto sarebbe finito. Non ti compete sapere perché tu e non qualcun altro debba portare questo fardello, eppure sai bene che nessun’altro avrebbe potuto. Nemmeno io. Per mia stessa natura sono troppo distante dalla situazione in cui agisci per poter interferire. Posso solo darti istruzioni, anzi, consigli, e sperare".

L’Arcinquisitore fece due passi lungo il parapetto di marmo nero, accarezzandone il corrimano con l’indice guantato di verde. La Presenza lo lasciò pochi istanti prima che un colpo di tosse imbarazzato rivelasse Vargas nell’atrio del terrazzo.

"Eccellenza? Siete qui?". Chiese il capitano. Nemrodus sorrise, si rimise a posto la maschera ed avanzò verso di lui. Vargas non lo sentì nemmeno quando gli passò davanti al naso. Di nuovo al sicuro dentro la Torre, l’Arcinquisitore pose termine all’incantesimo sfilandosi la mantella e ridivenendo visibile. Vargas sussultò per un attimo, finché Nemrodus, con una voce cordiale che riservava solo a pochi fidati collaboratori, lo invitò ad accostarsi al piccolo tavolo dietro il quale si era sistemato.

"Bentrovato, Vargas. Come vanno le tue ferite?", chiese Nemrodus.

"Solo un brutto ricordo", rispose il Capitano.

"Davvero? Solo un brutto ricordo?". L’Arcinquisitore sembrava divertito. Vargas si rilassò un po’ e facendo spallucce aggiunse, "Più che altro un orribile ricordo, ma comunque solo un ricordo. Almeno il corpo è sano".

"Me ne rallegro", proseguì Nemrodus. "Ora dimmi che cosa avete scoperto".

"E’ come avevate previsto voi. Sith ha riferito che l’avvistamento è quasi sicuro. Gli occorre solo una vostra conferma personale". Visto che Nemrodus non rispondeva, Vargas osò continuare. "Eccellenza, se posso, cosa contiamo di fare adesso? Questo non può che essere un segno, un chiaro avvertimento che una grande svolta sta per investire Brun, o tutta Mystara. Non una, né due ma..."

"Tre!", lo interruppe l’Arcinquisitore. "Già, tre sa-shull sono ora in gioco. Questo non era mai successo, non in molti anni. Devo ponderare bene la portata di questo evento, ma soprattutto, dobbiamo impadronircene noi, al più presto. Non so a chi sia destinata, ma di certo non la possiamo lasciare lì dove si trova. Vargas, richiama subito la squadra e lascia Sith sul posto a sorvegliare il tutto. Se la sa cavare anche da solo".

"Pensate di incaricare anche stavolta Fëaringel, Ice, Hierax e Moran?".

"No. Non stavolta. Tranne Hierax, nessuno di loro ha le conoscenze per muoversi in quel tipo di ambiente. E poi non voglio metterle da subito tutte e Tre assieme".

"Avete dimenticato di aggiungere che forse si meritano di essere lasciati un po’ in pace, dopo l’ultima battaglia", aggiunse Vargas.

"Già... l’ho dimenticato... devo proprio essere stanco! E comunque ora quei quattro sono a Desia, a svolgere delle indagini. Ho una brutta sensazione su quell’isola. Anzi, prima della nostra partenza manda una lettera a Re Melanzos da parte mia e chiedigli di estendere il loro mandato sull’isola di Desia di altri 15 giorni. Quanto al resto, ci muoviamo subito. Fammi trovare le armi pronte nel Tempio tra un ora".

"Sarà fatto, eccellenza". Vargas, arretrato di un passo, batté il tacco, si girò e fece per andarsene. Sulla soglia della sala si fermò e si girò verso Nemrodus.

"Sì?", chiese l’Arcinquisitore.

"Eccellenza, scusatemi ancora, ma questa è la prima volta che venite con noi in missione. Quanto sarà pericolosa?".

"Niente di speciale, Vargas. Davvero niente di speciale. È solo che ho un po’ di nostalgia".

"Nostalgia? Voi? E di cosa, eccellenza?".

"Di casa mia! Non te l’avevo detto? E’ proprio lì dove stiamo andando che sono nato"...

Vergato col sangue da | 19:20 | Commenti(0)