The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

23.06.04

Onorare un debito

Tutta questa inattività è snervante. Narbeleth è impaziente e credo che non riuscirò a tenerla buona ancora per molto.
La sua lama richiede il tributo di sangue che ho promesso di non farle mancare.
So bene che tutto questo verrà a mio vantaggio. Guardo la cicatrice sul polso. È decisamente brutta, necessiterà di qualche cura supplementare. Oppure la terrò per non dimenticare.
Elfo.
Infatti.
Elfo, non posso più attendere, sai.
Lo so.
Cosa intendi fare?
Stanotte si va a caccia.
Bene, così mi piace.
Non aspettarti niente di speciale. Orchi, al massimo qualche bandito.
In mancanza di meglio...
Ci saranno tempi migliori, vedrai.
Allora siamo d'accordo.

Le ultime luci del tramonto si affievoliscono. Il cancello è a poche decine di metri. Oltre le mura di Desia, nella foresta, qualche vita sarà recisa per placare Narbeleth. Il nostro patto di sangue va onorato, e può anche essere divertente.

Vergato col sangue da | 13:36 | Commenti(0)

10.06.04

Patto di sangue con la metà oscura

Bravo Fëaringel. Mi sei piaciuto.
Ti è andata bene che era solo un orco puzzolente. Non provarci mai più.
Come siamo suscettibili. Avresti preferito lasciarlo andare nel suo buco schifoso?
Sai bene a cosa mi riferisco.
Altrimenti, cosa potrebbe succedere?
Potrebbe succedere che nel buco schifoso ci finiresti tu.
È... divertente. Guidare le tue azioni. E poi vedere la tua reazione.
Arrugginiresti per secoli prima di trovare un altro degno di portarti. Non esagerare.
Non provocare, Elfo.
Se i miei compagni danno una parola, questa deve essere mantenuta.
Per un orco! E poi è piaciuto anche a te ammazzarlo, l'ho sentito.
Ho provato un piacere immenso a scagliarti nella sua nuca e vederlo stramazzare a terra...
Di che ti lamenti allora?
... ma devo essere IO a decidere di farlo!
In questo stesso momento potrei farti ammazzare quei tre con cui vai in giro, sempre se quel mago non ti incenerisce prima. Se solo volessi veramente farti fare qualcosa contro la tua volontà non avrei che da pensarlo.
Ma questo non rientra nei tuoi piani. Ammazzarmi o farmi ammazzare non ti sarebbe molto utile, giusto? Forse ne subiresti qualche conseguenza?
Maledetto di un elfo.
Fammi vedere quanto sei coraggiosa.
Ti ho detto di non provocarmi, Fëaringel.
Saresti così coraggiosa, se ti dessi la possibilità di tagliarmi le vene dei polsi?
Non farlo, possa l'oscurità avvolgerti per sempre!
Senti le gocce che scendono a terra? Hai paura forse? Perché sento i tuoi pensieri tremare?
FERMATI! Ti prego!
Controlla la mia mente, Narbeleth. Impediscimi di uccidermi con la tua lama.
NO!

La luce dell'alba di Desia mi risveglia. Per quanto tempo sono rimasto svenuto? Qualche ora, oppure qualche giorno? Il segno della lama è ancora visibile sul mio polso: guarirà anche questo, col tempo o con la magia. Qualcosa ha fatto in modo che Narbeleth non mi dissanguasse, il mio istinto di conservazione, o forse il suo. Chissà. Per quanto mi sforzi ora sono troppo debole per pensare, e devo rientrare alla locanda dove mi aspettano gli altri.
Il ricordo vago del suo ronzìo prima di svenire, una vibrazione di eccitazione mista a paura e la sua supplica. Come se avesse paura di non riuscire a controllarsi, o come se invece non volesse farlo e però non potesse impedirmelo. Chi è più forte tra me e lei?
Narbeleth è a fianco a me, la mia metà oscura. Prima di svenire, per la seconda volta mi ha promesso di parlarmi delle altre quattro parti. Non capisco, ma se non mi ha ucciso devono essere importanti per lei come per me.
La raccolgo e la rinfodero sentendo ancora l'eco del rumore bianco del suo pensiero.
La città non è lontana, posso farcela anche con questo mal di testa.
Dovrei pensare a una buona scusa da raccontare agli altri.

Vergato col sangue da | 12:27 | Commenti(0)

05.06.04

Gli sbalzi d'umore dell'Elfo

“E sia, Fëaringel. Lo vuoi morto? Lo vuoi davvero vedere morto stanotte? Anzi, adesso? Ci sto, ma si fa a modo mio!”.
L’elfo, al culmine della rabbia, esitò. Narbeleth, notò Hierax dietro di lui, era ancora nel fodero. La mano sinistra, bianca e tendinosa di Fëaringel era aperta, contratta, pronta, ma ancora lontana dall’elsa.
Moran era riuscito a conquistarsi un attimo di attenzione da parte dell’amico elfo. L’orco, legato come un salame alla quercia, era impietrito dal terrore.
“Morto? Che vuol dire morto? Io ho parlato, vi ho detto quello che sapevo sull’assalto, avete promesso, non potete uccidermi così”. Ringhiava le parole in lingua Comune; erano delle suppliche, si, ma con la voce di un orco sembravano sempre e comunque minacciose e terribili a udirsi.
“Silenzio, orco”, lo interruppe Moran. “Non desidero vederti tornare sano a casa più di quanto vorrei vedere Darokin in fiamme, ma in un momento di necessità ho stretto un accordo con te, e lo rispetterò”.
“No, nessuno accordo! Io, Fëaringel, non ho stretto nessun accordo! Un elfo non lascerà MAI andare vivo un orco, specie uno che lo ha attaccato per primo! Io non ho dato nessuna parola!”.
“Io sì, Fëaringel, e non ti lascerò accoppare questa creatura quando è legata e disarmata”, disse Moran.

Cavalleresco fino all’eccesso, persino con gli orchi.
Icegreen mugugnava di lato al gruppo, attirato più dalla pista lasciata dagli zoccoli dei cavalli dei banditi, che dalla scenetta che si stava svolgendo davanti a lui.

Moran si accostò all’orco, raccolse la sua ascia, la usò per troncare la corda che lo legava e la gettò ai suoi piedi.
“Raccoglila!” ordinò. L’orco ci mise un attimo a vincere lo smarrimento. Era troppo stordito dai calci di Hierax e dall’assurdità della situazione, ma si convinse che con un’arma in mano avrebbe ragionato meglio.
“Se vinci, te ne puoi andare”, disse Moran. Geburah ancora riposava nel fodero, in ombra dietro il fianco del ladro. Sembrava quasi un grosso cane, obbediente al guinzaglio dietro il padrone, pronto ad avventarsi alla gola di chiunque con un solo balzo.
“Che cosa? Devi essere impazzito, Moran. Di certo hai preso una botta in testa!”. Fëaringel stava diventando palesemente isterico.

Hierax, finalmente, si mosse.

“Non ci sto, rifiuto questo accordo”, gridò Fëaringel. “Un elfo non scenderà a patti con un orco, questo è sicuro. Quest’orco muore adesso, senza accordi, e lo ammazzo io!”. L’elfo era ormai pronto alla lotta. L’orco non sapeva più che fare, ma la presenza immobile di Hierax dietro l’elfo ed il ricordo di quel turbine di calci lo dissuase dal fuggire.
“Ti prego, Fëaringel. Un favore ad un amico. Sai che quest’orco non può battermi con la spada”. Insistette Moran. Lo chiese con gentilezza, ma con fermezza. L’elfo percepì, in qualche remoto angolo della sua coscienza, l’importanza di acconsentire, e sembrò placarsi. Tutti tirarono un sospiro di sollievo. Persino l’orco che, vedendo in Moran il meno robusto dei quattro, pensò ingenuamente di avere qualche chance.
Geburah non era ancora a metà del suo fodero rosso che Fëaringel drizzò il capo con un urlo nella sua lingua. Narbeleth comparve nella sua mano tatuata, le ombre si infittirono, Icegreen saltò all’indietro, Hierax si mise in guardia e l’orco si voltò verso l’elfo. Con un balzo, Fëaringel coprì i pochi metri che lo separavano dall’orco. La testa dell’ascia, troncata di netto dalla lama delle ombre, era già in terra. Il secondo fendente sarebbe stato l’ultimo. Moran tentò disperatamente di deviarlo, ma fu come tentare di parare una nuvola di fumo. Narbeleth ricomparve al di là di Geburah, Fëaringel comparve al di là di Moran, l’orco scappò. Narbeleth volo via dalla mano dell’elfo, affondando fino alla guardia nella nuca dell’orco. Prima che potesse stramazzare per terra era già tornata nella mano dell’elfo, e poi nel fodero, carica di sangue fresco.

“Che hai fatto! Dannazione, Fëaringel, ma che ti è preso?”. Moran era sbalordito, quasi incapace di arrabbiarsi. Parlò con voce aspra e carica di rimprovero.
“Niente di strano. Un elfo ha ucciso un orco. E’ una cosa del tutto normale!” replicò Fëaringel, di colpo soddisfatto e tranquillo. Si incamminò a lunghi passi verso i cavalli senza degnarsi di aggiungere altro.
“Già, normale”, ringhiò Moran con voce bassa. “Normale quando è l’elfo ad uccidere l’orco”, disse il ladro guardando l’amico allontanarsi nelle tenebre, fissando con amarezza ed inquietudine la lunga spada che pendeva dal fianco dell’elfo.

Nessun altro parlò, ma avviandosi a seguire l'elfo pensavano tutti la stessa cosa…

Vergato col sangue da | 19:35 | Commenti(0)