The Corran Keepers

Le avventurose imprese di un quartetto di eroi sul mondo fantasy di Mystara.

27.09.04

Memento Moran

"Come sta?"
"Si è svegliato. Sta bene, è lucido, ma naturalmente ha subito dei danni piuttosto gravi. Quanto, ancora non possiamo dirlo. A dire la verità, non credevo che neanche Sua Eccellenza sarebbe riuscito a riportarlo indietro." Il volto di Rahab, Primo Mago della Torre di Sybaros, aveva la solita espressione impenetrabile; la sua voce esprimeva solo un disappunto professionale.
Un lampo di insolito apprezzamento passò per un attimo sul suo viso quando si rivolse a Hierax. "Tu, invece, te la sei cavata piuttosto bene. Niente affatto male, per uno che non conosce neanche le basi elementari della magia." Per chi sapeva dell'infinito disprezzo che Rahab nutriva nei confronti di chiunque non fosse addentro allo studio della sfera dei fenomeni magici, il complimento era addirittura inaudito.
"Possiamo vederlo?" - chiese Fëaringel.
"Bè... forse vedere te potrebbe essere uno shock per lui... d'altra parte, prima o poi dobbiamo metterlo a confronto con quanto è successo, se vogliamo recuperare almeno in parte ciò che è rimasto danneggiato. Peggio di quello che già è capitato, non può succedere." Rahab si strinse nelle spalle. "Entrate."

I tre amici entrarono in una stanza piacevolmente arredata, decorata con gli onnipresenti colori verde e nero di Sybaros. Moran giaceva sdraiato su un divano foderato di velluto, un cuscino dietro la testa. Appariva provato, ma ben sveglio.
"Eccovi qua! Accidenti, dove eravate? Cosa è successo? Rahab non mi ha voluto dire niente. Come mai siamo a Sybaros?" - proruppe il Ladro.
"Qual'è l'ultima cosa che ricordi?" - chiese Icegreen.
"L'ultima cosa... bè... eravamo a cena a casa di Xanthos. Eravate appena arrivati da Corran Keep e festeggiavamo la mia nomina all'Ambasciata... poi... no, non ricordo altro." Moran tacque per un istante, quindi proseguì: "Che è successo? Siamo stati attaccati da qualcosa o qualcuno?"
"In effetti, sì, amico Moran. "Vedi..." - iniziò Hierax, ma fu interrotto da una brusca domanda dello scassinatore.
"Chi è quello?"
Indicava con l'indice teso in direzione di Fëaringel.

Hierax e Icegreen si guardarono in faccia. "Non lo conosci?" - chiese il Mago.
"Mai visto. Chi sarebbe?" L'espressione del Ladro era perplessa. I suoi occhi, prima limpidi e svegli, apparivano ora torbidi, quasi fosse sotto l'influsso della sonnolenza o di qualche droga.
Di nuovo i due si guardarono in faccia. "Fëaringel, ti dice niente questo nome?" chiese di nuovo il Mago.
"Fëaringel... no, non mi pare. Sembra elfico. È il nome di quel tizio?"
"Dì un po, amico Moran" - si intromise Hierax, "ti ricordi di Corran Keep?"
"Corran Keep? Certo che me ne ricordo!" - esclamò il Ladro.
"E dei Tre Conti di Corran Keep, che mi dici?" - domandò nuovamente il Mistico.
"Ma siamo noi i Tre Conti di Corran Keep!"
"Noi chi?"
"Bè, Moran, Icegreen, e... e... "
"Il terzo, Moran? Chi è il terzo?" - chiese di nuovo Hierax, a bassa voce.
"Allora... non fatemi fretta... dunque, Icegreen, Moran, e... mannaggia, ce l'ho sulla punta della lingua..." - balbettò Moran.
"Non fategli pressione" - disse Rahab, che era rientrato silenziosamente nella stanza, "non serve. I danni compiuti dall'Arashi ormai sono irreversibili. Per quello che lui stesso ha danneggiato, compreso il ricordo del suo amico, qualcosa si può fare... ma sarà difficile e costoso."

Moran si rivolse verso il tetro Mago di Sybaros. "Cosa mi è successo? Ho preso un colpo in testa?" chiese, con voce decisa.
"Più o meno... inutile entrare in particolari, ti racconteranno tutto loro a tempo debito. Comunque..."
"Possiamo fare qualcosa?" - lo interruppe Moran.
"Qualcosa si può tentare, sì... costerà parecchio, ma..."
"Il denaro non è un problema" - lo interruppe di nuovo il Ladro. "Qualsiasi cifra, non importa la spesa, ma voglio indietro i miei ricordi."
Un sorriso compiaciuto passò rapido come una nube sulla faccia dell'uomo di Sybaros. "Davvero? Bene, bene, bene... riposati adesso, ci sarà tempo per pensare al da farsi..."

Vergato col sangue da Moran | 16:14 | Commenti(0)

13.09.04

Le gaffes di Shigul

“Sono salvi?”
“Si, mia signora. Abbiamo eseguito i vostri ordini alla lettera. Dopo il vostro incantesimo li abbiamo controllati e perquisiti, per vedere se avevano delle prove addosso. Poi, indagando nella loro mente, abbiamo scoperto che uno di loro, l'Elfo Nero, era fuggito verso Port Tenobar, con l’aiuto della magia. Gli altri li abbiamo fatti avvicinare al confine, con la protezione dei nostri esploratori e di qualche orco. Naturalmente non si sono accorti di essere seguiti. Li abbiamo lasciati al confine con Devar, sebbene mi sia costato caro farlo”.
“Tieniti per te questi commenti Shigul, e raccontami dove e come li hai lasciati”.
Un uomo, dai lineamenti Huleani, fiero e di bell’aspetto, stava camminando un passo o due dietro una dama. Questo fatto, assieme alla differente ricchezza dei vestiti e degli ornamenti, lasciava intravedere una grande differenza di rango. Le due figure passeggiavano con calma lungo i bordi di un chiostro in pietra scura. Era una mattina umida e grigia e dal cortile provenivano alcuni canti sacri. Delle donne vestite di bianco stavano intonando dei versi di lode di fronte ad un uomo vestito con una pelle di lupo.
“Si, milady. Chiedo scusa per l’impertinenza. Ma vedete, la mia perplessità nasce dal semplice fatto che quei tre uomini e quell’elfo, oltre ad aver danneggiato, e molto, la nostra forza armata a Tradaban, rischiano di riuscire a ricordare troppi dettagli importanti. Non dimentichiamoci che l’Arashi che avete evocato avrà bisogno di molti giorni per finire il lavoro in tre menti diverse. Senza contare che l’elfo ha ancora tutti i ricordi perfettamente integri e che comunque potrebbero chiedere aiuto a Lord Nemrodus”.
“Silenzio, idiota!”.
La dama si voltò di scatto, tanto in fretta che Shigul non ebbe nemmeno il tempo di battere le palpebre. Uno schiaffo lo colse in pieno volto, facendolo barcollare e costringendolo ad aggrapparsi ad una delle colonne del chiostro per non finire sdraiato. L’uomo di Hule si guardava attorno basito, spaventato. Non fosse stato già pallido come un lenzuolo sarebbe sbiancato di paura. I canti smisero di colpo.
La dama si affacciò in cortile, schermandosi gli occhi verdi con la mano. Il sole, per quanto velato, le dava sempre fastidio. Sarebbe sembrata quasi una persona malaticcia, a giudicare dal colorito. La pelle era del colore dell’avorio più liscio e levigato, e la corporatura sottile. Solo sulle labbra vi era del colore, un rosso innaturale, acceso, sanguigno. Nessuno avrebbe scommesso un pezzo di rame che una persona simile potesse vivere al di fuori di un sanatorio, figuriamoci mandare in terra uno della stazza di Shigul.
“Sai che quel nome non è per niente gradito a Lord Hedric, e che non vuole sentirlo pronunciare”, disse all’uomo che, dietro di lei, si stava rimettendo in piedi. “Quanto a voi, continuate a cantare. Non è successo nulla di grave, e sapete che a me non piace il silenzio di questo castello. Perciò, fuori la voce!”. Meno di un battito di cuore dopo le coriste già stavano salmodiando i loro canti davanti al maestro vestito da lupo.
“E tu, Shigul, ascolta bene questa notizia. Lord Hedric non avrà ancora un corpo fisico, ma questo non vuol dire che non ti possa sentire. Proprio ora che è disincarnato, che vive sotto forma di energia amorfa, la sua coscienza pervade ogni pietra di questo castello. Ogni sasso ed ogni asse di legno della Rasenji sono una parte di Lui. Lord Hedric è la Rasenji. Perciò evita di pronunciare a voce alta il nome dell’uomo che lo ha ucciso, chiaro?”. La dama smise di parlare e si ritirò tra le ombre del chiostro.
“Si, Lady Lilith. Chiarissimo”, disse Shigul. Una goccia di sangue gli stava scivolando dal labbro inferiore. La voce ancora gli tremava, per la rabbia, la frustrazione, e la paura. Si guardò intorno, come a cercare un segno di conferma delle parole della sua Signora. Nulla, il castello restava il solito luogo freddo ed inospitale.
“Bene”, riprese la dama. “Ora, che stavamo dicendo dei Conti di Corran Keep? Ah si, certo. Vedi, quei quattro…”

Vergato col sangue da | 17:28 | Commenti(0)

11.09.04

Un demone nella mia mente

Una casa. Potrebbe essere ovunque. A Lhynn, forse. Pareti di legno e carta, assi sul pavimento. Un cortile interno. Un giorno d'estate. Segni di decadimento.
"Nella tua mente ogni cosa è un simbolo."
Una stanza. Due figure vicino a me. L'Arcinquisitore Nemrodus al mio fianco. Una donna davanti a me. Pesta l'uva in un piccolo tino.
"L'Arashi può prendere qualsiasi forma, ma più probabilmente sarà una figura vivente."
Voglio concentrarmi. Lascio fuori Nemrodus. Raccolgo dell'uva ancora integra, e gentilmente accompagno fuori la donna, che solo ora ho riconosciuto.
Altra stanza. Un cane rode delle ossa. Ne ha un mucchio vicino a sè. Il mio istinto mi dice che non è mio nemico. Eppure sta distruggendo qualcosa nella mia mente, e la cosa mi spaventa.
"Ogni cosa che toccate può rappresentare qualcosa, e potreste fare danno. Tuttavia il demone sta distruggendo i vostri ricordi. Non avrete molto tempo."
Allontano il cane. Nel cortile scaccio dei corvi che beccano. Un bambino si allena contro un manichino. Sono io piccolo. Mi gira la testa. Lo fermo. Un vecchio con un falcetto taglia l'erba. Sono di nuovo io. Bisogna curarla, dice. Ma ogni cosa che viene distrutta mi fa pensare a un ricordo svanito. Fermo anche lui.
E'già sera. Nel dojo principale il maestro Selwyn spacca mattoni su mattoni, mentre Nemrodus è ancora al mio fianco. Altra distruzione. Combatto col maestro. Mi è superiore, e ritorna a spezzare mattoni coi pugni. Nemrodus mi incita. Sono confuso. Ogni cosa mi sembra sulla via dell'oblio, distrutta in qualche maniera. Ma il demone è uno solo.
Guardo i mattoni. Ci sono delle scritte. I miei dubbi, le mie paure, le mie esitazioni. Selwyn le spezza una dopo l'altra. Mi volto verso Nemrodus, che mi incita a combattere di nuovo.
Silenzio. Un attimo di lucidità, e l'istinto che improvvisamente si affianca al pensiero. Un movimento rapido, deciso, improvviso, fulmineo. Un solo calcio alla testa. La figura ammantata di nero e verde si dissolve. Nonostante la forma scelta, l'Arashi è sconfitto.

Vergato col sangue da | 09:52 | Commenti(0)

08.09.04

Mezzi Uomini, mezze verità

- Dove sareste senza di me e la mia spada? Eh? Allora io dico che secondo me voi vi siete fatti trasportare qui dalla magia di Rin Galen e mi avete lasciato là in mezzo a quelle campagne.
Sei l'unico a sapere cosa è successo, Fëaringel. Ti rendi conto?
Perfettamente.
Bravo.
- Quella guardia l'ho dovuta ammazzare per aprirci la strada e uscire da quella stramaledetta fortezza. Cosa pensavi, di riuscire a legarlo e imbavagliarlo prima che desse l'allarme? Ha attaccato lui per primo. L'unica cosa che avrei dovuto fare era ammazzarlo in un colpo, non cercare di metterlo fuori combattimento. Che poi lo sapete cosa succede in combattimento in un sotterraneo di notte.
Succede che mi prende una certa voglia.
- Allora, Moran, hai ancora molte cose di cui accusarmi?
Ti sentiresti più leggero, Fëaringel, se solo mi dessi retta, qualche volta.
- Vuoi sapere veramente come è andata, visto che nessuno di voi sembra ricordare niente?
Sei fuggito a divertirti a Port Tenobar.
- È successo che, mentre tu stavi a pensare cosa fare, io zittivo la guardia che strillava e Rin Galen ha aperto il portale da cui siamo scappati. Ma siccome quel tipo ormai aveva svegliato tutti nel circondario, uscire dalla città non è stato per niente facile, eh, no! mio caro, perché c'erano decine di soldati, e molti orchi, che ci davano la caccia.
Oh, questa mi suona nuova.
- E nessuno mi toglie dalla testa che Rin Galen abbia proposto di dividerci per seminare le pattuglie perché sapeva di non avere abbastanza magia per rimandarci tutti qui senza pericolo, sbaglio? O forse sono solo diffidente e lui pensava che sono capace di cavarmela da solo con la mia, di magia, e tu invece saresti ancora lì a cercare di trovare una via di uscita.
Credo che non sia andata proprio così, ma questa versione dei fatti mi piace di più.
- E per mia fortuna sono andato verso occidente, altrimenti ci sarei morto, in mezzo a quelle colline. Mi hanno raccolto dei Mezzi Uomini che mi hanno portato fino alla costa lungo il fiume, e poi da lì a Port Tenobar in barca. Due giorni! Due giorni di viaggio per andare nell'unico posto nel raggio di duecento miglia dove potessi arrivare senza magia in quelle condizioni! Perché nelle Cinque Contee, per fortuna, qualcuno amico si trova.
Piccoli insulsi mezzi uomini.
- Sono arrivato alla "Locanda più Caotica della Repubblica" in condizioni pietose.
Ma comunque migliori di quando ne sei uscito. Ah! Ah!
- Ho appena avuto il tempo di rimettermi in sesto che mi appare quel Shigul. Alla Locanda! Mi ha seguito fino lì! Secondo te cosa avrei dovuto fare: fare fuori anche lui? Nossignore, non era tempo di combattere, ma di capire perché fosse venuto fin lì e che fine aveste fatto voi. Quel poco di magia che mi era rimasta l'ho usata per tornare qua.
E mi hai mooolto delusa.
- Per questo sono d'accordo con quanto dicono Hierax e Rin Galen: andiamo da Nemrodus, perché magari lui ci può aiutare a capire qualcosa su quello che vi è successo da quando ci siamo separati.

Vergato col sangue da | 18:45 | Commenti(0)

06.09.04

Doppio salto

La luce che filtra dalla finestra mi avverte che è giorno inoltrato.
Nella mente ancora le ultime concitate ore.
- Allora siamo d'accordo, ci vediamo là.
- Sì, sì. Sbrigati, ora vai!
Azioni rapide in sequenza: lo zaino da preparare in fretta sperando di non dimenticare niente. Poche parole e gesti codificati, imparati a memoria, cercando di concentrare i miei pensieri sulla destinazione, la familiare sensazione di vuoto allo stomaco e poi il sollievo di non avere sbagliato e davanti agli occhi un'altra immagine.
Oggi mi darò una mossa. Appena avrò la forza di aprire gli occhi completamente.
Ci devono essere stati dei problemi, altrimenti sarebbero stati già qui da ieri. Nessuno li ha visti. Ricordo che ieri notte ho fatto qualche domanda all'oste, senza successo. Mi ha dato una birra quando gli ho chiesto se aveva visto i miei amici. La musica è sempre troppo alta, nella "Locanda più Caotica della Repubblica", Port Tenobar, Repubblica di Darokin. Il fumo denso, la folla compressa, la birra ghiacciata ottima come al solito. Tanto valeva buttarsi nella mischia. Ma stamattina ho ancora nelle orecchie il pulsare della musica che solo in questo locale va di moda, il martellare sordo del tamburo che rimbomba.
Pugni sulla porta.
- Lord Fëaringel, sveglia! Lord Fëaringel, siete desiderato. Aprite, vi prego!
Sveglia, Fëaringel, sembra importante.
Si, sveglia Fëaringel, è una parola. Oste maledetto. Narbeleth maledetta. Piano riemergo dal torpore.
- Che c'è?
Gli apro ancora mezzo nudo, coperto solo dal lenzuolo. Alla Locanda non fa scandalo.
- Perdonate l'intrusione a quest'ora del mattino. C'è giù una persona che vi desidera. Dice che è molto urgente.
Discretamente il locandiere richiude la porta per farmi rivestire.
- Chi è?
- Non mi ha detto il suo nome, ma dice che è veramente importante.
Notizie dai compagni.
- Che aspetto ha?
- È alto più o meno come voi, i capelli lunghi raccolti in alto in una coda e gli occhi a mandorla. Per quello che ho potuto vedere sembra ethengariano.
Mi blocco.
Shigul?
Proprio lui.
Avrà scoperto dell'intrusione nella sua fortezza.
Ti vorrà ammazzare. Bene.
Voci nelle scale.
- No, aspettate, non potete salire...
- Mi bastava sapere che fosse qui. Faccio da me ora. Aprite, Milord, vi porto notizie dei vostri amici. Aprite, per favore.
Tono gentile ma risoluto.
La battaglia è vicina, Elfo.
Mi ritrovo Narbeleth in mano senza farci quasi caso. Come sempre, la luce cala leggermente nella stanza.
Lord Shigul è qui davanti alla mia porta per portarmi informazioni? Che senso avrebbe? Certo è strano che il vassallo di un barone si disturbi in persona per venire fino qui per darmi notizie dei miei compagni. Sufficientemente influente e ricco da poter mandare un emissario per informarmi o un sicario per ammazzarmi di notte.
Il ricordo di quanto visto nei sotterranei a Tradaban mi fa prendere l'unica decisione sensata. La sua magia è potente, forse più della mia. Sembrava anche un bravo guerriero, a giudicare almeno dalla corazza e dalla corporatura. Se è venuto lui di persona è per qualcosa che c'entra con il fatto che, da due giorni, i miei amici non mandano notizie.
La maniglia gira.
Rinfodero Narbeleth e raccolgo lo zaino. Oggi non è tempo di battaglia, è importante capire.
Le parole e i gesti sono quelli, meccanici, di sempre. La sensazione di vuoto, poi il panorama della giungla dalla terrazza del Corran Keep mi avvertono che anche questa volta è andata bene.

Vergato col sangue da | 17:31 | Commenti(0)

Horror vacui

"Perchè non ci hanno ucciso?" domandò Moran. "Potevano certamente farlo. Devono averci avuto in pugno, per fare questo. Ci hanno forse catturati, certamente eravamo feriti. Allora, perchè non ci hanno ucciso?"

[Cavalli schierati in battaglia, cavalieri che tratttengono per il morso le bestie schiumanti, un uomo dai tratti ethengariani e dalle vesti sontuose esce dalle fila dei soldati e si fa avanti.]

"Questa è la parte peggiore, forse. Evidentemente ci hanno riconosciuto da subito, o quasi. Forse l'armatore..." riflettè Icegreen.

["Per quanto mi disgusti e mi ripugni, ho ricevuto degli ordini. E gli ordini sono di offrirvi una scelta: potete andare via, senza memoria di quanto è accaduto qui, oppure combattere e certamente morire, come preferite."]

"Ma dunque non ricordate assolutamente niente? Tutta la marcia verso nord, lo scontro con i goblin nella palude, la città di Devar..." chiese di nuovo Fëaringel.

["So che siete degli ossi duri e che certamente vi portereste appresso molti di noi. Non me, questo è sicuro. Ma non voglio sacrificare le vite degli uomini del Barone inutilmente."
"Padrone, hanno ucciso molti dei miei fratelli..."
"Taci, Nazog. Abbiamo degli ordini da rispettare. Allora, la vostra risposta?"]

"Niente, Fëaringel. Te l'ho detto, l'ultimo ricordo che abbiamo è la cena a casa di Xanthos... più di tre settimane fa."

[Moran guarda i suoi compagni. Icegreen è furioso, Hierax impassibile, come al solito, ma pallido.
"Che garanzie abbiamo che rispettino la parola data? Forse è solo un trucco per farci arrendere e scannarci come agnelli. Ci porteremmo appresso molti di loro, questo lo sanno" ringhia, quasi, il Ladro.
"Non abbiamo alternative." dice Icegreen, dopo una lunga occhiata al capo.
"Forse... un olocausto finale... almeno scendiamo all'Inferno tutti insieme..." medita Moran.
"No. Arrendiamoci. È la scelta più saggia." afferma Hierax.
"Non sono venuto qui per farvi confabulare tra di voi. Allora, la vostra risposta?" tuona l'uomo a cavallo.]

"Quindi è possibile che quando è venuto a cercarmi alla locanda volesse uccidermi, o forse fare anche a me lo stesso trattamento. Più probabilmente la seconda ipotesi." rimuginò Fëaringel.

["Lady Lilith è molto misericordiosa. Dovreste ringraziarla." afferma l'uomo a cavallo. Nell'udire quel nome, i tre amici impallidiscono.
L'uomo si fa innanzi ai tre. Uno dopo l'altro, li tocca con una bacchetta lunga, una sorta di scettro. L'espressione prima di Hierax, poi di Icegreen e infine di Moran si fa vacua e lo sguardo diviene assente.]

"Una cosa è certa, avevano un motivo per fare quello che hanno fatto, e un motivo strettamente legato alla nostra identità. Sapete quanto poco mi piaccia, ma dobbiamo..." affermò Hierax.
"Sì. Dobbiamo andare da Nemrodus. E di corsa, anche." concluse Icegreen.

[Si risvegliano in un campo aperto. Intorno, tracce di zoccoli, di molti cavalli. Fa freddo, la notte è vicina. Si guardano l'un l'altro, intontiti, senza avere idea di dove si trovino o di cosa sia successo.]

"Comunque, come al solito è colpa tua e di quella succhiasangue. Se non avessi ammazzato quella guardia, non ci avrebbero scoperti" recriminò Moran.
"È colpa mia se io mi imbatto nelle guardie e voi no? Cosa dovevo fare? Mica potevo lasciarlo andare, no?" sbottò Fëaringel.
"Già, ma caso strano, sei sempre tu quello che si fa sgamare. E sì che dovresti essere praticamente invisibile di notte, Elfo Nero dei miei stivali!"
"Sempre a lamentarvi, ma dove sareste senza di me e la mia spada? Eh? Allora, io dico..."
La discussione andò avanti a lungo, mentre le voci filtravano dalle imposte di una finestra illuminata all'ultimo piano del Corran Keep e si diffondevano nella fresca sera di ottobre...

Vergato col sangue da Moran | 12:01 | Commenti(0)